25 ottobre 2024
Fino al 12 gennaio il Parco archeologico del Colosseo promuove la mostra Penelope, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, con l’organizzazione di Electa.
Angelika Kauffmann, Penelope piange sull’arco di Ulisse, 1779 circa, olio su rame.
©Wolverhampton Art Gallery
50 opere tra mito e poema
Aperta negli spazi delle Uccelliere Farnesiane e del Tempio di Romolo, l’esposizione – attraverso cinquanta opere – ripercorre il mito e la fortuna della figura di Penelope che giunge a noi, dalla remota età in cui affondano i poemi omerici, attraverso due tradizioni ugualmente potenti: quella letteraria e quella legata alla rappresentazione visiva.
Euriclea lava i piedi di Ulisse travestito da mendicante, da Pompei, metà del I sec. d.C., intonaco
dipinto, Pompei. ©Archivio fotografico Parco archeologico di Pompei
Determinazione e pazienza
Il suo personaggio ha attraversato i millenni e popolato il nostro immaginario legandolo a un ideale normativo della donna, fedele al marito Ulisse e saggia custode della sua dimora-reggia a Itaca, ubbidiente perfino al figlio Telemaco appena ventenne.
Joseph Kuhn-Régnier, Penelope alla tela, in “La Vie Parisienne”1918. Collezione privata
Tra sogno e realtà
Ma a renderla affascinante sono la sua determinazione, la sua resistenza e capacità di sognare. All’interno del percorso espositivo anche un omaggio a Maria Lai, artista che ha messo al centro del suo lavoro le materie tessili, in collaborazione con l’Archivio e la Fondazione Maria Lai.
Maria Lai, Al volger della spola, 1995, stoffa, filo, tempera. ©Archivio Maria Lai
Archetipi femminili
In occasione della mostra il Parco archeologico del Colosseo promuove il programma di incontri Esistere come Donna. Dialoghi e lezioni su donne, artiste, battaglie e archetipi femminili ideato e realizzato da Electa con Fondazione Fondamenta e con Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni. Gli incontri si terranno nel Foro Romano presso la Curia Iulia, fino a dicembre.
Il riconoscimento di Ulisse da parte di Euriclea, rilievo di coronamento, I sec. d.C., terracotta. Roma. ©Archivio Museo Nazionale Romano
Il telaio e la tela
Penelope è molto spesso raffigurata con un telaio accanto, come nel celebre skyphos del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, in mostra, o nei tanti dipinti e incisioni di epoca moderna. Il telaio contrassegna il suo spazio domestico più di ogni altro oggetto.
Allestimento mostra Penelope. ©Electa foto Studio Zabalik
Espressione di una tecnologia evoluta, il telaio è strumento di una cultura femminile raffinata: tessere significa sapere contare, aver memorizzato misure, sequenze di colori e di punti. Inoltre è ben presente l’associazione fra tessitura e canto, fra tessitura e ripetizione mnemonica di versi, che ci porta all’origine stessa dei poemi e rivela come il connubio fra il rapsodo, letteralmente “cucitore di canti”, e quest’arte tipicamente femminile sia ben più che una metafora.
Il gesto e la postura
Penelope, specie nelle raffigurazioni antiche è spesso seduta con le gambe accavallate, il mento appoggiato a una mano.
Atena induce Penelope al sonno, illustrazione da ‘The Odyssey of Homer Done into English prose’ di S.H. Butcher e Andrew Lang, The Medici Society, Londra 1930. Collezione privata.
Astuta saggia e triste
Gesti che la rendono remota, malinconica ma anche potenzialmente sfuggente. Penelope non è solo saggia, ma anche temibilmente astuta come il suo consorte. E a entrambi, Penelope e Ulisse, è dedicato un nucleo della mostra dove ricorre la figura del marito sotto l’aspetto di mendicante con cui si presenta alla reggia, cosa che provoca la resistenza di Penelope nel riconoscerlo, dopo vent’anni di assenza.
Allestimento mostra ‘Penelope’ . ©Electa foto Studio Zabalik
Il mondo del sogno e del talamo
Penelope, a differenza di Ulisse spesso insonne, dorme e sogna moltissimo. È infatti raffigurata dormiente, o nell’atto di svegliarsi, specie in epoca moderna. A lei nel canto XIX dell’Odissea viene attribuita la distinzione fra sogni veri, usciti dalla porta di corno, e sogni falsi, usciti dalla porta di avorio, che avrà poi una lunghissima fortuna fino all’analisi da parte di Freud.
Telemaco e Penelope, skýphos attico, 440 a.C. circa, ceramica a figure rosse, Chiusi, Museo Nazionale Etrusco di Chiusi. ©Ariano Guastaldi
Sul celebre talamo, inamovibile dalla stanza e costruito in legno d’ulivo da Ulisse stesso, si svolge una delle scene più moderne dell’intero poema, una volta che Odisseo è rientrato a Itaca, come ben raffigurato dalle incisioni seicentesche di Theodoor van Thulden (foto sotto) derivate dagli affreschi perduti di Primaticcio nella Galleria d’Ulisse a Fontainebleau.
Theodor van Thulden, Minerva dirada i dubbi di Penelope sull’identità di Ulisse, acquaforte, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto dei Disegni. ©Roberta Capaldi
Info: www.colosseo.it