19 novembre 2024
Una complessa e articolata attività di indagine svolta dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale – coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia – ha portato al sequestro di numerosi reperti archeologici di età etrusca, ritenuti di eccezionale valore storico e artistico.
L’indagine ha preso il via dall’acquisizione di fotografie ritraenti numerose urne cinerarie con personaggi semi-sdraiati, tipici della cultura etrusca, che circolavano sul mercato illecito dell’arte. La collaborazione scientifica da parte di un docente dell’Università di Roma Tor Vergata ha permesso poi di contestualizzare l’appartenenza dei reperti a una necropoli etrusca, verosimilmente del territorio chiusino già ricco di analoghe testimonianze artistiche.
Il precedente storico
Ulteriori accertamenti hanno permesso di focalizzare l’attenzione su un rinvenimento fortuito, già denunciato nel 2015 a Città della Pieve: un agricoltore, durante i lavori di aratura del terreno, si era imbattuto in un ipogeo etrusco contenente quattro urne funerarie e due sarcofagi riconducibili alla gens Pulfna, il cui medesimo patronimico era presente proprio su alcune delle urne raffigurate nelle fotografie da ricercare.
Tuttavia, mentre l’ipogeo dei Pulfna scoperto nel 2015 era costituito da sepolture maschili, le immagini reperite dagli investigatori raffiguravano prevalentemente principesse etrusche. Le indagini sono state quindi concentrate nei luoghi limitrofi al predetto sito umbro, al fine di accertare se altri ipogei fossero stati violati di recente.
Indizi utili e qualche prova
La necessità di adeguate attrezzature e mezzi meccanici per la movimentazione e il trasporto, dato il peso e le dimensioni delle urne, hanno portato i Carabinieri verso determinati soggetti ritenuti in grado di gestire le complesse operazioni di un recupero clandestino. Ulteriori accertamenti hanno condotto a un imprenditore locale, titolare di una società in grado di svolgere anche movimento terra, che possedeva, tra l’altro, terreni adiacenti a quelli in cui era stato scoperto nel 2015 l’ipogeo.
Massiccio dispiegamento di forze
Il rischio di un’imminente commercializzazione dei beni sul mercato antiquario clandestino, ha fatto scattare intercettazioni telefoniche, pedinamenti e l’utilizzo di un drone. Tutto ciò ha permesso di individuare la presenza dei reperti all’interno di un’area ben delimitata nel territorio di Città della Pieve. Nel frattempo, grazi ad alcuni elementi topografici acquisiti dal sorvolo del drone, i militari TPC hanno potuto individuare con precisione il sito di scavo.
Due sarcofagi, otto urne… e due arresti
In particolare, sono state individuate quali eventuali responsabili due persone, nei confronti delle quali si procede per i reati di furto e ricettazione di beni culturali e soprattutto sequestrate 8 urne litiche etrusche, due sarcofagi e il relativo corredo funerario di età ellenistica del III sec. a.C. Le urne, tutte integre, sono in travertino bianco umbro, in parte decorate ad altorilievi con scene di battaglie, di caccia e con fregi, alcune delle quali conservano pigmenti policromi e rivestimenti a foglia d’oro, altre con la raffigurazione del mito di Achille e Troilo. Dei due sarcofagi, uno al momento è rappresentato dalla sola copertura e l’altro completo dello scheletro del defunto.
I Pulfna: una ricca famiglia del luogo
Un preliminare studio scientifico delle urne da parte degli archeologi del MiC conferma l’appartenenza dei beni a un unico contesto funerario, consistente in una tomba a ipogeo riconducibile a una importante famiglia del luogo, i Pulfna.
Particolarmente ricco il corredo funebre, composto di suppellettili e vasellame sia fittile che metallico, tra cui quattro specchi in bronzo, uno dei quali con l’antica divinizzazione di Roma e della lupa che allatta soltanto Romolo, un balsamario contenente ancora tracce organiche del profumo utilizzato in antichità, un pettine in osso, situle e oinochoe in bronzo, comunemente utilizzati dalle donne etrusche durante banchetti e simposi.