Aquileia dei Patriarchi Fra romanità e Medioevo

Aquileia dei Patriarchi

Archeologia Viva n. 142 – luglio/agosto 2010
pp. 28-41

A cura di Fondazione Aquileia

In età tardoantica sullo scorcio di una storia e di un ruolo che l’avevano posta fra le capitali dell’impero romano la città sul Natissa si alimenta del prestigio di una potente sede vescovile e di un complesso basilicale fra i più belli della cristianità

Pochi anni dopo l’editto di Milano del 313 ad Aquileia esiste una basilica, costituita da due aule parallele unite da una terza e da un vano battesimale con vasca a ellisse.

E c’è un vescovo, Teodoro, la cui memoria storica è trasmessa dagli atti del concilio di Arles (314): Teodoro vi partecipa insieme al diacono Agatone. Quello di Aquileia è uno dei primi edifici di culto cristiani, a dimostrazione di una comunità già strutturata.

Ma cos’era accaduto prima della svolta costantiniana? Come giunse ad Aquileia il primo annuncio del Vangelo? Da quando si può parlare di una Chiesa di Aquileia, con un vescovo circondato da presbiteri e diaconi?

Ad Aquileia, all’estremità dell’Adriatico, si sviluppò uno dei più importanti porti fluviali del mondo antico, punto ideale per gli scambi commerciali e tappa ineludibile di ogni percorso verso il Nord e l’Est europei.

Mercanti e soldati non portarono solo prosperità, ma favorirono la diffusione di idee filosofiche e religiose. Nei primi secoli della nostra era è attestata la presenza di correnti gnostiche e culti misterici oltre che di una vivace comunità ebraica.

Ma non è facile ricostruire la vita della prima comunità cristiana: è probabile un legame iniziale con i circoli ebraici, così com’è plausibile l’influenza delle intuizioni esegetico-teologiche dei padri preniceni, in particolare gli alessandrini Clemente e Origene.

Senz’altro ad Aquileia è diffuso un credo, le cui specificità sembrano riferirsi a controversie antignostiche della seconda metà del III secolo.

Secondo la tradizione, il fondatore della Chiesa di Aquileia sarebbe l’evangelista Marco ed Ermagora il primo vescovo; dal canto suo la ricerca storica riconosce una cattedra episcopale non prima del 250.

Gli antichi cataloghi dei martiri hanno trasmesso numerosi nomi di cristiani uccisi nel corso di persecuzioni. Molte delle lo­­­ro storie fanno parte della letteratura nota come Acta Martyrum, ma alcune hanno trovato conferma archeologica: a San Canzian d’Isonzo (Go), una decina di chilometri a est della città, sono state scoperte alcune tombe appartenenti con ogni probabilità ai tre fratelli Canzio, Canziano e Canzianilla e al precettore Proto, la cui vicenda era stata narrata dai vescovi Venanzio Fortunato, Massimo da Torino e da altri. […]