26 novembre 2024
Testo di Serena Raffiotta
Due coppe emisferiche a due anse, un grande contenitore conico con tre piccoli piedi a forma di maschere teatrali, un mestolo e una phiale, il tipico piatto da libagione, ornata da una straordinaria decorazione a rilievo in lamina d’oro.
Cinque preziosissimi reperti in argento con decorazioni in lamina d’oro, ascrivibili al periodo greco ellenistico, tra IV e III sec. a.C.: è questo il nuovo bottino da scavi illegali a Morgantina, noto sito archeologico in territorio di Aidone (EN), in Sicilia, recuperato dai Carabinieri del TPC.
Tutto “merito” di un ricettatore
Un ricettatore aidonese, che viaggiava con i reperti al seguito per smerciarli, è stato rintracciato di recente a Roma dai Carabinieri della Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC nel corso di attività investigative su scala internazionale finalizzate al contrasto del traffico illecito di antichità di provenienza siciliana. Le investigazioni, condotte dai Carabinieri TPC con il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, hanno consentito non solo di accertare che i reperti fossero di provenienza illecita ma anche di verificarne la provenienza da Morgantina, grazie alle puntuali informazioni fornite dall’indagato.
Lunga storia di scavi abusivi
Il contesto cronologico e storico-artistico in cui inquadrare i pregevoli manufatti, è facile presumerlo, è lo stesso dei sedici argenti già nella collezione del Museo Archeologico Regionale di Aidone, rimpatriati nel 2010 dagli Stati Uniti d’America dove si trovavano sin dagli inizi degli anni Ottanta, scavati abusivamente a Morgantina e incautamente acquistati dal Metropolitan Museum di New York.
Tra i pochi argenti di epoca greca sopravvissuti nel mondo, il cosiddetto Tesoro di Eupolemo da Morgantina costituisce un eccezionale esempio dell’oreficeria e toreutica antica: tra tutti gli oggetti recuperati in passato e di recente, che raggiungono il numero complessivo di ventuno, spicca senza ombra di dubbio il medaglione con la raffigurazione di Scilla, il mostro marino che nella mitologia greca dominava l’area dello Stretto insieme al compagno Cariddi. La presenza di Scilla, inequivocabilmente ascrivibile alla Sicilia o alla Calabria, fu di fondamentale importanza durante le investigazioni condotte a partire dagli anni Ottanta dal Tribunale di Enna con il coordinamento del magistrato Silvio Raffiotta e il preziosissimo supporto dell’archeologo americano Malcolm Bell.
Una bella notizia per tutta la comunità
Da oggi questi nuovi manufatti si aggiungono agli altri sedici che fanno già bella mostra di sé al Museo Archeologico Regionale di Aidone, raccontando di rituali sacri nell’antica città greca al centro della Sicilia. E questa notizia, arrivata come un fulmine a ciel sereno, ha rallegrato molto la comunità locale, da anni impegnata nella tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico di Morgantina. Un nuovo momento di celebrità arriverà presto per il museo di Aidone, che proprio lo scorso 20 ottobre ha festeggiato i suoi primi quarant’anni e che oggi si impone nel panorama nazionale e internazionale come il museo della legalità e delle restituzioni, ricordando che la sinergia tra investigatori, studiosi e cittadini può dare grandi risultati e il riscatto di un passato difficile, certamente da condannare.
Serena Raffiotta
archeologa