Antico Egitto: ecco la prova dell’uso di sostanze psichedeliche 

26 novembre 2024


Si supponeva, si poteva dedurre, ora ci sono le prove. A rintracciare l’uso di sostanze psicotrope nei rituali dell’antico Egitto tolemaico ci hanno pensato alcuni ricercatori di un team internazionale svelando dettagli invisibili a occhio nudo all’interno di un vaso rituale risalente a oltre 2.000 anni fa.
Lo studio, coordinato da Enrico Greco (nella foto), professore di chimica dell’ambiente e dei beni culturali presso l’Università di Trieste, con la collaborazione fra il Tampa Museum of Art e la University of South Florida, l’Università di Milano ed Elettra Sincrotrone Trieste, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports (Nature Group) e supportato dal Consorzio Europeo di Infrastrutture di Ricerca CERIC-ERIC.

Tra visioni oniriche e stati meditativi

Basato su prove scientifiche dirette, lo studio rappresenta il primo esempio documentato dell’uso intenzionale di psichedelici nei rituali egizi per indurre visioni oniriche, stati meditativi e comunicazione con il divino e dimostra una conoscenza sofisticata degli antichi egizi delle risorse naturali e dei loro effetti sulla mente umana.

La “pistola fumante”

Sebbene, infatti, in passato fossero state avanzate ipotesi basate su iconografia e testi, questa ricerca fornisce una prova fisica concreta. I risultati, inoltre, collegano queste pratiche a tradizioni più ampie del Mediterraneo e del Vicino Oriente, suggerendo scambi culturali che hanno influenzato il sapere rituale e medico delle antiche civiltà.

Un contenitore non a caso

Il vaso dentro al quale erano contenute le sostanze psicotrope, è decorato con la testa del dio egizio Bes, una divinità grottesca, ma dalla natura benevola, spesso utilizzata come amuleto protettivo della casa.
Tuttavia lo studio in questione ha permesso di attribuire alla divinità anche un ruolo mistico, legato a stati alterati di coscienza e a rituali divinatori. Esistono circa altri dodici vasi raffiguranti il dio Bes.

Un mix collaudato

Nel miscuglio analizzato sono state rilevate tracce di Peganum harmala (ruta siriana), Nymphaea nouchali var. caerulea (ninfea azzurra) e una pianta del genere Cleome, tutte note per le loro proprietà psicotrope o medicinali.

Rituali simbolici legati alla fertilità

Tali sostanze erano combinate con liquidi fermentati o altri ingredienti come miele o pappa reale. Inoltre, l’analisi ha rivelato la presenza di fluidi umani, come sangue e proteine delle mucose, suggerendo che il vaso fosse utilizzato in rituali simbolici e trasformativi, probabilmente legati alla fertilità femminile, attraverso il raggiungimento di stati alterati di coscienza.


Foto di apertura ©University of South Florida