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Serpenti, oro e uova (vere) a San Casciano dei Bagni

4 dicembre 2024


Il santuario del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni (Si) continua a stupire. L’estensione delle indagini del 2024 ha portato al rinvenimento del temenos, il muro di recinzione dello spazio sacro, che racchiudeva più edifici tra i quali il tempio costruito attorno alla grande vasca sacra.Un edificio più antico, o forse un grande recinto, costruito in blocchi di travertino, già in età etrusca circondava la sorgente del Bagno Grande, definendo lo spazio sacro del culto, almeno dal III sec. a.C.

Scavo nella vasca sacra (©Ludovico Salerno) 

Un momento storico di passaggio

Dichiara ad Archeologia Viva Jacopo Tabolli, etruscologo e direttore scientifico degli scavi (insieme ad Ada Salvi e a Emanuele Mariotti direttore delle operazioni): «È proprio nella stratificazione del deposito votivo dentro la grande vasca in travertino – che contiene l’acqua termominerale proveniente dalla sorgente – che si concentra il maggior numero di evidenze eccezionali legate alla sequenza di deposizioni di offerte in un momento che ritualmente fu segnato dalla caduta di un fulmine tra la fine del regno di Tiberio (14-37) e gli anni del regno di Claudio (41-54)».

Monete di offerta per guarigione. (©C. Petrini)

«È uno scavo complicatissimo dal punto di vista tecnico: per scavare dobbiamo liberare la vasca dell’acqua che sgorga a 41 gradi con una portata di 25 litri al secondo. Azioni rapidissime così come lo furono quelle che di chi in antico depose tutto l’apparato rituale del santuario precedente».

Scavo nella vasca sacra (©L. Salerno)

Il fulmine prodigioso

Lo scavo ha ora messo in luce gran parte della vasca più antica, che fu poi ricostruita tra i regni degli imperatori Tiberio e Claudio, forse a seguito del già citato prodigio associato alla caduta di un fulmine.

Dettaglio di testa maschile (©A. Fortini)

Stratificazione di doni votivi

Se all’esterno del tempio sono stati portati alla luce gli strati di vita e, soprattutto, i resti di doni e cerimonie che avvennero nel corso dei secoli, con deposizioni di lucerne, unguentari di vetro, bronzetti votivi, ex voto anatomici in terracotta dipinta e perfino foglie d’oro, è all’interno della vasca sacra che la stratificazione dei doni votivi continua a restituire un contesto assolutamente unico, protetto dall’acqua termale e dal fango argilloso.

Statuetta di donna offerente (©L. Salerno)

Statue, lucerne e un toro

Ancora una volta sono le offerte in metallo pregiato a costituire l’elemento caratterizzante del deposito votivo. Quattro nuove statue e poi braccia, teste e gambe iscritte, assieme a strumenti del rito, come un’elegante lucerna, o un piccolo toro in bronzo, richiamano quel mondo agro-pastorale così importante in questo contesto e già rappresentato dal bassorilievo all’interno della vasca sacra.

Statuetta di toro (©L. Salerno)

E ancora monete di età repubblicana e imperiale, ormai più di diecimila, rinvenute nel santuario del Bagno Grande. Ma accanto al bronzo, il rinvenimento di una corona e di un anello d’oro si associa alla moltiplicazione di aurei romani.

Moneta di Traiano (©L. Salerno)

Acque prodigiose e salvifiche

Molti dei reperti sono preziosi, tra cui gemme, ambra e altri gioielli, che legano il dono per le capacità terapeutiche delle acque calde alle pratiche divinatorie che nel santuario dovevano certamente trovare il loro fulcro.

Lamina con iscrizione (©L. Salerno)

Le nuove, eccezionali iscrizioni rinvenute sono in etrusco e in latino. Appaiono voti che recano il nome etrusco di Chiusi, Cleusi, accanto a dediche alle Ninfe e alla Fonte Calda, Flere Havens in etrusco, giuramenti sulla Fortuna e sul Genio dell’Imperatore.

Un uomo tagliato a metà

Un eccezionale corpo nudo maschile è offerto esattamente a metà, come reciso dal collo ai genitali da un taglio chirurgico: dedicato da un Gaio Roscio alla Fonte Calda, questo mezzo corpo testimonia forse la guarigione della parte immortalata nel bronzo.

Recupero del tronco maschile reciso (©E. Mariotti)

Il bimbo (augure) con la palla

Un bimbo augure, un piccolo sacerdote della fine del II sec. a.C., con una lunga iscrizione in etrusco sulla gamba destra, reca nella mano sinistra una palla, con i classici pentagoni cuciti, che ancora ruota tra le dita: forse un elemento divinatorio, da far ruotare in un rito.

Fanciullo con palla (©A. Fortini)

Il gesto dell’offerente è reso da una statua femminile, quasi identica a quella rinvenuta nel 2022, con eleganti trecce che ricadono sul petto e deposta su un lato. Le teste votive sono eleganti ritratti protoimperiali, con la prima dedica in latino alla fonte, sul collo di una testa, i cui tratti sembrano quasi ricordare Cesare, che menziona anch’essa la Fonte.

Statua femminile di orante (©C. Petrini) 

Uova millenarie

La stratificazione del deposito fu rapida, come ci suggerisce la conservazione di migliaia di frammenti di uova in alcuni casi rinvenute intere, o praticamente integre con il tuorlo ancora visibile all’interno, la cui deposizione rimanda ai riti di rinascita e rigenerazione cui la vasca sacra era legata.

Uovo di gallina perfettamente conservato nell’ambiente anaerobico dell’argilla. (©L. Salerno)

Reperti organici

Commenta Tabolli: «L’ultima cosa che ci aspettavamo di trovare in una vasca con acqua termominerale erano delle uova e soprattutto integre. Vuol dire che sono state deposte in connessione diretta e immediata con le statue e poi subito coperte dal fango. Ancora una volta questo ci dà il ritmo della velocità con cui il deposito votivo fu chiuso». Tra gli altri rinvenimenti organici sono stati trovati pigne, rametti tagliati e decorati con intrecci vegetali, a ricordare come le acque salutifere debbano essere in qualche modo “nutrite” dalla forza rigenerante della natura.

Serpenti tra gli alberi

Alla base di grandi tronchi lignei, infissi in verticale nel deposito, in uno dei punti focali della vasca più antica, lo scavo ha portato alla luce una serie di serpenti in bronzo, concentrati nella profondità del deposito.

Serpente in bronzo (©C. Petrini) 

Di forme diverse, presentano misure differenti: dai piccoli serpentelli a un esemplare di oltre 90 centimetri (quasi la mensura honorata, la misura perfetta di tre piedi romani) barbuto e cornuto. È quello che gli antichi chiamavano agatodèmone, lo spirito buono e profetico della sorgente incarnato in un corpo di rettile.

Un ambiente immutato

«Se per un istante chiudiamo gli occhi – prosegue Tabolli – possiamo vedere un paesaggio popolato da serpenti ieri come oggi.  Sullo scavo conviviamo con una grande quantità di rettili e insieme proseguiamo in quella interazione diretta con la fonte proprio come avvenne nell’antichità».

Gambe femminili ex voto (©L. Salerno)

Le istituzioni

Lo scavo del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni è in concessione di scavo al Comune di San Casciano dei Bagni, da parte della Direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio e nasce in collaborazione con la Soprintendenza ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e il coordinamento scientifico dell’Università per Stranieri di Siena. Gli interventi di conservazione e restauro avvengono in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro.

Veduta del borgo di San Casciano dei Bagni (©Giulia Pruneti)

Lo scavo Beneficia del finanziamento economico, oltre che del Comune di San Casciano dei Bagni, del Centro CADMO dell’Università per Stranieri di Siena e della Soprintendenza APAB per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.


In apertura: Serpente agatodèmone (©Ludovico Salerno)/ Copyright delle foto pubblicate: SABAP-SI, Comune di San Casciano dei Bagni, Unistrasi.