14 gennaio 2025
Apre a Torino (Sala Principe d’Acaja, Rettorato dell’Università) la mostra “I primi custodi della memoria. Le sepolture nel Paleolitico” (dal 16 gennaio al 14 marzo, tutti i giorni, domenica esclusa, ore 10-18, ingresso gratuito), a cura di Giacomo Giacobini, Cristina Cilli e Giancarla Malerba.
Sepoltura gravettiana della Grotta dei Fanciulli (Balzi Rossi, Ventimiglia), databile a circa 24.000 anni fa. Lo scheletro, di alta statura, è di un tipico Uomo di Cro-Magnon
Calchi “parlanti”
Sono esposti calchi di sepolture preistoriche che riproducono la situazione venuta alla luce durante lo scavo: un calco realizzato al momento della scoperta non è una semplice copia perché riproduce un contesto di rinvenimento che non esiste più, in quanto scomposto dal procedere dello scavo.
Neanderthal e Sapiens
Sono presentati calchi delle seguenti sepolture: per i Neanderthal, La Chapelle-aux-Saints, Kebara; per Homo sapiens del Musteriano, Qafzeh 9+10 e Qafzeh 11; per Homo sapiens del Gravettiano, Dama del Caviglione, Grotta dei Fanciulli 4 e Giovane Principe della Caverna delle Arene Candide; per Homo sapiens dell’Epigravettiano, Ripari Villabruna, Riparo del Romito 1+2, Riparo Tagliente 1.
Sepoltura doppia di Homo sapiens del Paleolitico medio della Grotta di Qafzeh (Israele), databile tra 115.000 e 92.000 anni fa. Gli scheletri sono riferibili a una donna adulta (Qafzeh 9) e un bambino (Qafzeh 10)
Opere d’arte sepolcrali
Inoltre, saranno esposti calchi di opere d’arte associate ad alcune sepolture (incisione di cavallo della Barma del Caviglione, incisione di toro del Riparo del Romito, incisione del leone di Riparo Tagliente), oltre a opere d’arte del Riparo Tagliente scoperte in contesto non sepolcrale (incisioni su ciottolo di stambecco, di bisonte, di teste di felino e di probabile alce; riproduzione a tutto tondo di lepre o coniglio).
Sepolture intenzionali
Anche se alcune pratiche funerarie (accumulo di cadaveri, cannibalismo forse rituale) sono documentate in epoche più antiche, è solo con il Paleolitico medio che compaiono le sepolture intenzionali. Le più antiche sono state scoperte in Medio Oriente e risalgono a circa centomila anni fa. Sono attribuibili all’Uomo di Neanderthal (Homo neanderthalensis) e a rappresentanti antichi della specie Homo sapiens (Homo sapiens del Musteriano).
Sepoltura gravettiana della “Dama del Caviglione”, dalla Barma del Caviglione (Balzi Rossi, Ventimiglia), databile a circa 24.000 anni BP. Lo scheletro, inizialmente considerato femminile, era denominato “Uomo di Mentone”
Ricchi corredi
A opera dei Neanderthal questa pratica si diffonde poi in Europa. Si tratta però sempre di sepolture molto semplici e rare. Successivamente, con gli Homo sapiens del Paleolitico superiore, le sepolture diventano più frequenti e complesse, talvolta – soprattutto nel Gravettiano – con un corredo funerario molto ricco.
Sepoltura neandertaliana scoperta a La Chapelle-aux-Saints (Corrèze, Francia) nel 1908, databile a circa 50.000 anni fa. Lo studio dello scheletro, pubblicato da Marcellin Boule, è alla base della nostra conoscenza dei neandertaliani
Cosa succede dopo la morte?
Le pratiche funerarie ci offrono un’opportunità per indagare gli elementi più profondi del pensiero degli esseri umani del Paleolitico a far tempo da circa centomila anni fa, in epoca che precede la comparsa delle manifestazioni artistiche.
Sepoltura gravettiana della Caverna delle Arene Candide (Finale Ligure). E’ datata a 23,440±190 anni fa. E’ detta del Giovane Principe per la ricchezza del corredo
I riti della morte infatti non corrispondono a necessità materiali ma a preoccupazioni di natura differente, che riguardano il destino di un individuo – o del suo cadavere – dopo la morte. Essi rappresentano una tappa importante della storia sociale dell’umanità e possono arricchire la nostra conoscenza del gruppo umano cui apparteneva il defunto.
La collezione di calchi più ricca
Grazie alle sepolture, che hanno protetto i resti umani dalla distruzione da parte di agenti esterni, disponiamo di scheletri completi o quasi per queste popolazioni. Le sepolture paleolitiche sono un evento eccezionale, probabilmente riservato a persone che avevano rivestito un ruolo importante nel proprio gruppo.
Sepoltura epigravettiana dei Ripari Villabruna (Sovramonte, Belluno), datata a 12.040±150 anni fa. La fossa era ricoperta da grossi ciottoli, dei quali 5 ornati da disegni in ocra rossa, con motivi geometrici
In attesa del Museo dell’Evoluzione
La collezione torinese di calchi di sepolture preistoriche – in parte realizzati a Torino e in parte ottenuti da altri laboratori – è la più ricca a livello internazionale. Questa esposizione di alcuni di essi annuncia la realizzazione di un Museo dell’Evoluzione umana che farà parte del Polo Museale del Palazzo degli Istituti anatomici dell’Università di Torino. In seguito la mostra circolerà nelle università europee che fanno parte del circuito UNITA.
Sepoltura doppia epigravettiana del Riparo del Romito (Papasidero, Cosenza), contenente gli scheletri di una donna e di un giovane adulto affetto da nanismo (l’unico nano noto per il Paleolitico). E’ databile a circa 11.000 anni fa.
Info: www.museoanatomia.unito.it