21 gennaio 2025
di Alberto Samonà
La notizia di un imminente ritorno a casa dei Marmi del Partenone circola con una certa insistenza da diversi mesi, ma adesso sembra proprio che il British Museum e il Museo dell’Acropoli di Atene siano vicini a un accordo.
Perché finirono a Londra
I Marmi pentelici, opera dell’architetto e scultore ateniese Fidia (490 – 430 a.C. circa), furono asportati dal Partenone nei primi dell’Ottocento su indicazione del diplomatico britannico Thomas Bruce conte di Elgin, e successivamente trasportati a Londra, venduti al governo e collocati nel museo londinese.
Ritorno a casa
A rientrare a casa sarebbero quelle parti del complesso marmoreo “essenziali a completare la narrazione artistica e storica del Partenone”, dunque parti del fregio orientale e di quello occidentale, ma anche sculture e metope, rimosse a suo tempo da Lord Elgin che, per compiere questa operazione, esibì un controverso permesso dagli ottomani che a quel tempo occupavano la Grecia.
Polemiche mai sopite
Le polemiche per la loro asportazione durano praticamente da allora, tanto che lo stesso poeta londinese George Byron, a quel tempo la definì un atto di vandalismo e un saccheggio in piena regola. Fino ad ora Londra era rimasta impermeabile alle richieste dei greci. Le posizioni, però, recentemente si erano di molto ammorbidite, tanto che l’estate scorsa il ministro delle Arti del Regno Unito Sir Christopher John Bryant aveva elogiato la “partnership costruttiva” in atto tra il presidente del museo londinese George Osborne e il governo ellenico.
Le diplomazie, dunque, erano al lavoro da tempo, e adesso pare che si sia sul punto di chiudere l’accordo. Come ha anche scritto nei giorni scorsi il quotidiano greco “Khatimerini”, per portare a buon fine il rientro ad Atene dei Marmi mancherebbero adesso solo pochi dettagli, anche se sostanziali.
Exit strategy
Si starebbe concordando una formula che soddisfi entrambe le parti, visto che la rimozione permanente di manufatti dalle collezioni nazionali britanniche è espressamente vietata da una legge del 1963: verrebbe, semmai, adottata la formula del “prestito a lungo termine”, nonostante si stia lavorando con i termini da adoperare, per non far irrigidire i greci, che, giustamente, ritengono i marmi una testimonianza essenziale della propria identità culturale.
A Londra dovrebbe restare la statua della Cariatide, originariamente parte del corpus delle sei sculture che sostengono il peso della loggia dell’Eretteo, nel cuore dell’Acropoli ateniese. Quel che appare chiaro a tutti, anche se difficilmente sarà messo nero su bianco, è che, una volta rientrati ad Atene, i marmi, sono destinati a restare là in modo permanente, nonostante pare che l’accordo preveda che parte di essi siano trasferiti periodicamente a Londra in occasione di esposizioni.
Lacuna da sanare
Al Museo dell’Acropoli, fin dall’inaugurazione della sua nuova sede, l’ala più importante è proprio quella dedicata al Fregio di Fidia: qui, in un originale allestimento, sono esposte le parti originali con le copie in gesso al posto di quelle mancanti.
Foto ©Museo dell’Acropoli di Atene
Per anni, gli appelli provenienti da più parti erano rimasti inascoltati: ancora nel settembre del 2021 a nulla era valsa la presa di posizione della Commissione Intergovernativa dell’Unesco per la Promozione della Restituzione dei Beni Culturali ai Paesi d’Origine (ICPRCP), che aveva invitato “il Regno Unito affinché riconsiderasse la sua posizione e procedesse in un dialogo in buona fede con la Grecia”.
Lo spiraglio in un Frammento
Il punto di svolta si è avuto nel 2022, quando su mia iniziativa, dopo oltre duecento anni, la Sicilia ha fatto da apripista mondiale, riportando ad Atene il cosiddetto “Frammento Fagan”: reperto giunto all’inizio del XIX secolo nelle mani del console inglese Robert Fagan in circostanze non del tutto chiarite e, dalla morte di questi, custodito nel Regio Museo dell’Università di Palermo, ovvero l’odierno Museo Antonio Salinas.
L’operazione, dall’alto valore simbolico e politico, è stato il primo esempio di ritorno di un frammento del Partenone nel suo luogo di provenienza ed è stata possibile grazie a un intenso lavoro diplomatico e all’accordo tra me, che in quegli anni svolgevo l’incarico di assessore dei Beni Culturali della Regione Siciliana, e il ministro delle Cultura della Repubblica Ellenica, Lina Mendoni; suggellato dall’intesa sottoscritta dall’allora direttrice del Museo Salinas, Caterina Greco, e dal direttore del Museo dell’Acropoli Nikolaos Stampolidis.
Foto ©Museo dell’Acropoli di Atene
Il frammento, che ritrae un piede di Artemide, nel gennaio del 2022 è stato portato ad Atene e ricongiunto definitivamente al fregio da cui era stato strappato oltre due secoli prima. Ad accoglierlo, al Museo dell’Acropoli, fu il Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis in persona, che parlò di evento epocale, ringraziando pubblicamente la Sicilia e l’Italia: un gesto che ha riacceso i riflettori del mondo sulla restituzione dei marmi da parte di Londra, che adesso sembra essere finalmente alle porte.
Alberto Samonà
membro del Cda del Parco archeologico del Colosseo
già assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione Siciliana