Aquileia: città di frontiera Mondo romano

Archeologia Viva n. 141 – maggio/giugno 2010
pp. 16-31

A cura di Jacopo Bonetto

I complessi monumentali già visitabili e le numerose campagne di scavo in corso ci documentano la storia di una città che dalla propria collocazione strategica fra Adriatico ed Europa balcanico-continentale seppe trarre la forza di una grande fortuna economica e politica

Narra Tito Livio, lo storico patavino vissuto in età augustea, che nel 186 a.C. un contingente di dodicimila Galli Transalpini era penetrato «in Venetiam» con l’intento di insediarsi nella bassa pianura friulana.

È questo l’antefatto diretto della fondazione della colonia latina di Aquileia, sorta nel 181 a.C. a presidio di un territorio al confine tra le zone d’influenza dei Veneti (tradizionali alleati dei Romani) a ovest, delle tribù galliche alpine a nord e degli Istri a est.

Rintuzzato il tentativo dei Transalpini, obbligati a ritornare nei luoghi di origine, una prestigiosa commissione del Senato romano dedusse nella zona un corpo coloniario formato da tremila fanti e da un numero imprecisato di centurioni e cavalieri, cui furono garantite assegnazioni di terreni agricoli senza precedenti, pari rispettivamente a 12 e mezzo, a 25 e a 35 ettari ciascuno. Non si trattò tuttavia dell’”atto di nascita” di un centro romano su terreno vergine.

Ricerche recenti nell’area a nord del foro hanno evidenziato l’esistenza di un insediamento indigeno a partire almeno dalla fine del IX sec. a.C.
Questo abitato preromano era formato da capanne su terreni bonificati con strutture lignee e dotato di impianti per una produzione di contenitori fortemente influenzata dalla ceramica dei Veneti antichi.

Lo stesso toponimo Aquileia sarebbe di origine venetica. È probabile che il villaggio indigeno sia perdurato fino all’inizio del II sec. a.C., ma le fasi subito precedenti la costituzione della città romana rimangono oscure. […]