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Tarquinia stupisce ancora (con una nuova tomba) 

6 febbraio 2025


Di Daniele Federico Maras

La famosa necropoli dei Monterozzi a Tarquinia ha restituito un’inedita tomba a camera dipinta del V sec. a.C., in cui sono state riconosciute scene di musica e danza e la rappresentazione di un’officina metallurgica al lavoro, unica nel suo genere, che testimonia la specializzazione tecnica degli Etruschi in questo campo.

Tenuta doverosamente “nel cassetto” fino a oggi, è stata finalmente presentata al pubblico della Pontificia Accademia Romana di Archeologia una delle più incredibili scoperte della Soprintendenza per l’Etruria Meridionale.

Il rinvenimento risale al periodo di Natale del 2022, quando gli archeospeleologi intervenuti a supporto delle attività di tutela sono penetrati in una cavità del terreno e hanno scoperto una piccola camera funeraria tardo-orientalizzante, il cui materiale era collassato in una tomba più recente ma più profonda, già saccheggiata in passato da scavatori clandestini.

Lo scavo archeologico, condotto in segreto per evitare interventi di curiosi e malintenzionati, ha riportato alla luce sia il corredo della tomba superiore, sia le splendide pareti dipinte della tomba inferiore, datata al V sec. a.C. Parallelamente, un pronto intervento di consolidamento ha permesso di salvare le superfici dipinte dal degrado in corso e mettere le basi per un vero e proprio restauro, che avverrà solo dopo aver completato la struttura di protezione della camera tombale, nella forma di una casetta di protezione analoga a quelle delle vicine tombe dipinte di ritrovamento otto-novecentesco.

La tomba al momento della scoperta (parete sinistra) 

In ricordo di Franco Adamo

La tomba dipinta, cui è stato assegnato il numero 6438, è stata dedicata alla memoria di Franco Adamo (1955-2022), grande restauratore delle tombe dipinte, venuto a mancare pochi mesi prima della scoperta. Le scene figurate comprendono musici e danzatori ai lati dell’entrata e sulla parete sinistra; una figura femminile seguita da un’ancella con un cuscino sulla parete di fondo; una straordinaria e vivace rappresentazione di officina metallurgica con un addetto alla forgia, accovacciato a sostenere con le tenaglie un oggetto sull’incudine, mentre tre suoi compagni si alternano al martello di fronte a un’alta fornace: da un lato un signore riccamente vestito assiste alla scena.

Visibile a tutti dopo i restauri

Il gruppo di lavoro, diretto da chi scrive assieme a Rossella Zaccagnini, funzionario responsabile per il territorio di Tarquinia, comprende gli archeologi Gloria Adinolfi e Rodolfo Carmagnola, le restauratrici Adele Cecchini e Mariangela Santella, la società Archeomatica srls e l’associazione ASSO, nonché l’assistente della Soprintendenza Anna Maria Medici. Nei prossimi mesi proseguirà l’attività di ricerca, per completare lo studio del materiale di scavo e delle pitture, anche con avanzate tecniche di imaging iperspettrale, ma anche e soprattutto le operazioni di protezione e restauro della tomba, che alla fine ne consentiranno l’accesso in sicurezza.

 

Daniele Federico Maras
direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze


In apertura: l’archeologo Daniele Federico Maras all’interno della “nuova” tomba Franco Adamo