Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 140 – marzo/aprile 2010

di Piero Pruneti

Non farà ancora parte dell’Unione Europea, ma nella gestione del patrimonio la dirimpettaia Croazia sta dimostrando una sensibilità che la nostra classe di governo – sempre pronta a togliere soldi alla cultura – non si sogna nemmeno. In questo numero parliamo appunto dell’antica Narona (oggi Vid) e del museo che è stato realizzato proprio sopra all’area del suo monumento più significativo: il tempio dedicato al culto di Augusto.

Avreste dovuto vedere cos’era a Vid il sito dell’Augusteum solo alcuni anni fa: una stalla fatiscente piazzata nel mezzo, con qualche nobile elemento inserito nei muri che poteva destare sospetti archeologici (non poi più di tanti, visto che tutte le vecchie case di Vid sono state costruite con le pietre della Narona romana).

Fino alla scoperta delle statue degli imperatori. Da li è partito un progetto che in pochi anni ha portato dallo scavo al restauro completo dei reperti e infine all’inaugurazione di una splendida struttura museale. Il servizio che dedichiamo all’intera vicenda parla chiaro. Andatelo a visitare quel museo e vi renderete conto.

A casa nostra si vedono invece gli effetti di una “nuova” politica dei beni culturali. È noto che le soprintendenze – al pari di tanti altri settori dell’amministrazione statale (giustizia, polizia, scuola…) non hanno soldi neppure per le fotocopiatrici, oltre a essere sotto organico, con funzionari che non vengono rimpiazzati quando vanno in pensione (fra poco quasi tutti).

Senza preoccuparsi in alcun modo di questa crisi profonda delle strutture preposte alla tutela del patrimonio, il governo interviene nominando dei commissari straordinari, con facoltà di spesa “straordinaria”, in poche realtà vetrina, fra cui Pompei.

Qui è nominato commissario per la valorizzazione Marcello Fiori, un uomo della Protezione civile (vi sarete accorti che con la scusa dell’emergenza un fiume di denaro pubblico transita senza troppi controlli da questo ufficio onnipotente).

Ebbene, arriva la denuncia di Italia Nostra (riportata da L’Unità del 23 gennaio scorso) che la gru di un cantiere impiantato nei pressi della casa dei Casti Amanti sarebbe caduta causando danni alle sottostanti strutture murarie, ovvero a case di duemila anni fa!

Siccome per fortuna non ci sono stati morti o feriti, dell’incidente non si è neppure parlato (dal canto loro i beni culturali sono muti…). In compenso ogni sera il TG1 trova spazio per ampi servizi di gossip su meno casti amanti del nostro tempo.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”