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Sicilia: riemerge un relitto greco

25 luglio 2025


Un altro importante tassello della storia del Mediterraneo riaffiora dai fondali della Sicilia. Al largo di Santa Maria del Focallo, nel territorio di Ispica (Rg), è stato quasi del tutto  portato alla luce un relitto greco databile tra il VI e il V sec. a.C., che giace a sei metri di profondità.
Il risultato arriva al termine dell’ultima campagna di archeologia subacquea condotta dal Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine e dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.

Documentazione diretta del relitto

Anche l’incisione della scritta NAU (nave)

Oltre alla struttura della nave, le ricerche hanno permesso anche di trovare l’albero dell’imbarcazione, ceramiche a figure nere, un piccolo unguentario con incisa in lingua greca la parola “NAU” (nave) e un pezzo di cima utilizzata a bordo, in eccezionale stato di conservazione.

Il relitto

I resti della nave, inizialmente sepolti da uno strato di sabbia e massi, sono stati portati parzialmente alla luce a partire dal 2024. Lo scafo rientra nella tipologia detta “su guscio”, cioè le tavole del fasciame venivano saldamente collegate fra di loro con funzione strutturale, mentre le ordinate erano di rinforzo. In questo caso l’assemblaggio del fasciame era assicurato da un insieme di incastri (mortase e tenoni) che consentivano di ottenere un insieme autoportante.

La nuova campagna ha permesso, grazie all’utilizzo di una sorbona ad acqua (vedi foto sopra)  di avanzare di circa due metri con la trincea di scavo che è stata anche allargata fino al totale esaurimento del deposito archeologico. Ciò ha consentito di individuare altre parti dell’ossatura della nave, fra cui il paramezzale e una delle sue due ruote, ossia l’elemento curvo che lo prolunga verso l’alto.

Le ricerche e le segnalazioni

Le ultime operazioni hanno messo in luce ampia parte del relitto: sono stati inoltre documentati i resti, attraverso rilievi diretti e riprese fotogrammetriche, che hanno permesso di generare un modello tridimensionale.

Operazioni di documentazione video 

Nel corso della campagna sono state condotte una serie di verifiche nello stesso tratto di costa, su altri potenziali siti, utili non solo alla comprensione e tutela di questo tratto di mare, ma anche per programmare le future ricerche. Questi siti erano stati indicati alla Soprintendenza del Mare da un pescatore subacqueo locale, Antonino Giunta, che già in precedenza aveva segnalato importanti relitti.

La squadra

Le attività a mare sono state coordinate da Massimo Capulli dell’Università di Udine e da Fabrizio Sgroi, della Soprintendenza del mare della Regione Siciliana.

Il gruppo di Ricerca. Da sinistra Massimo Capulli, Dario Innocenti, Fabrizio Sgroi, Salvo Emma, Lucrezia Maghet, Paolo Ciacera

Hanno inoltre partecipato Salvo Emma della Soprintendenza e, per l’Ateneo friulano, Dario Innocenti e Lucrezia Maghet, mentre per la Sunk Costs Productions, Lisa Briggs e Peter Campbell. Le ricerche si sono avvalse della collaborazione della Capitaneria di Porto di Pozzallo e del supporto logistico della “3PSUB” di Paolo Ciacera che ha fornito i mezzi nautici.

Scorsese produrrà un docufilm sul relitto

Per la seconda campagna di studio sul relitto arcaico di età greca di Ispica, l’Università di Udine ha ricevuto un contributo di sponsorizzazione dalla Sunk Costs Productions che, insieme alla Sikelia Productions di Martin Scorsese, sta lavorando al progetto cinematografico “Shipwreck of Sicily”.

Recupero di un tenone 

Il docufilm è stato realizzato in Sicilia nel corso degli ultimi due anni e, in particolare, su alcuni relitti subacquei individuati e scavati dalla Soprintendenza del Mare. In particolare, i relitti Marausa II, delle Colonne di Taormina, Gela II e i reperti sommersi di Ustica. Nel corso dello scavo di Ispica, alle attività scientifiche sono state alternate fasi di riprese cinematografiche che serviranno alla realizzazione di questo docufilm co-prodotto dal celebre regista americano.

Ispica, Kaukana, Kamarina

Le ricerche condotte dalla Soprintendenza del Mare e dall’Ateneo friulano, rientrano nel più ampio progetto di collaborazione scientifica “Kaukana Project”.

Frammento di cima individuato in prossimità dell’albero della nave

Obiettivo del progetto, voluto nel 2017 dal compianto Sebastiano Tusa e da Massimo Capulli, è la ricostruzione diacronica del paesaggio sommerso e costiero della provincia di Ragusa. Si tratta infatti di un programma organico di ricerca e studio delle testimonianze storico-archeologiche conservatesi lungo il litorale tra le antiche città di Ispica, Kaukana e Kamarina.