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Pompei: una domus con torre?

20 ottobre 2025


Un’ipotesi di “archeologia digitale”…
Non  si deve pensare ai livelli delle città medievali come Bologna o San Gimignano. Tuttavia, anche a Pompei i grandi palazzi delle famiglie emergenti potevano essere dotate di torri, quali simboli del potere e ricchezza dell’élite locale.

Il mistero della scala che conduce nel nulla…

L’ipotesi scaturisce da un nuovo progetto di ricerca a cura del Parco e dell’Università Humboldt di Berlino per la documentazione e ricostruzione digitale della Pompei “perduta”. Punto di partenza, il caso studio della casa del Tiaso, nell’Insula 10 della Regio IX, alla luce di  nuovi recenti scavi e materiali, analizzati da un gruppo di ricerca internazionale Il tutto s’ inserisce, infatti, in un progetto di “archeologia digitale” che mira a ricostruire i piani superiori di Pompei, spesso perduti.

Nella fattispecie gli archeologi guidati dal direttore Gabriel Zuchtriegel e dalla prof. Susanne Muth del Dipartimento di Archeologia Classica dell’Università Humboldt di Berlino, in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, hanno preso spunto da una scala monumentale nella casa del Tiaso che sembra condurre nel nulla.

Da lì l’ipotesi che servisse per raggiungere una torre per osservare la città e il golfo, ma anche le stelle di notte, come sono attestate sia nella letteratura (si pensi alla torre di Mecenate da cui Nerone avrebbe osservato l’incendio di Roma), sia nell’arte. Infatti, molti dipinti pompeiani di ville mostrano torri come elemento architettonico. Le ville a loro volta diventano il modello per le case urbane dell’élite.

Modelli digitali e ipotesi ricostruttive

L’obiettivo del progetto è quello di impiegare le tecniche digitali per documentare, in una prima fase ciò che è stato conservato degli edifici sotto forma di modello 3D e, in una seconda fase di ricostruire ciò che è andato perduto sulla base della simulazione virtuale.

La “Pompei perduta” consiste soprattutto nei piani superiori, che sono essenziali per comprendere la vita nella città antica. Mettendo insieme i dati in un modello digitale 3D possiamo sviluppare ipotesi ricostruttive che ci aiutano a comprendere l’esperienza, gli spazi e la società dell’epoca.

Il progetto utilizza le più recenti tecnologie di documentazione digitale e ricostruzione virtuale, che aprono nuove possibilità per la ricerca, la conservazione dei monumenti e la trasmissione delle conoscenze nel campo dell’archeologia.

Sulla base di scansioni digitali dettagliate degli spazi architettonici conservati, ciò che è andato perduto viene ricostruito digitalmente, rendendo possibile comprendere il complesso architettonico come spazio della vita e dell’abitare nell’antichità.