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Uomo di Altamura: questione di naso

21 novembre 2025


L’eccezionale stato di conservazione dello scheletro di Altamura, datato a circa 150.000 anni fa, svela dettagli inediti sulla conformazione della cavità nasale dei Neanderthal.
Un team composto da ricercatori italiani (Sapienza Università di Roma, Università degli Studi di Perugia, Università di Pisa) e spagnoli (IPHES e Università di Tarragona) ha studiato la cavità nasale del Neanderthal di Altamura (Puglia): lo scheletro  mostra uno stato di completezza unico, nel quale le strutture morfologiche del naso sono eccezionalmente conservate.

I Neanderthal avevano una morfologia facciale unica, caratterizzata da grandi orbite, sormontate da possenti arcate, da un’apertura nasale molto ampia e da una particolare forma di protrusione denominata “prognatismo medio-facciale”. Il naso dei Neanderthal, in particolare, è stato a lungo oggetto di controversie per una struttura che si può dire “inattesa”, in quanto contrasta con quella che solitamente si ritrova in popolazioni della nostra specie adattate a climi freddi.

Condizioni climatiche e adattamento

Sappiamo invece che altre caratteristiche morfologiche dei Neanderthal, incluse le loro proporzioni corporee, riflettono un complessivo adattamento alle condizioni climatiche delle ultime fasi del Pleistocene in Europa, ricorrentemente molto rigide; questo fino alla loro estinzione, avvenuta circa 40.000 anni fa.

In passato, alcuni ricercatori hanno spiegato questo “paradosso” identificando possibili strutture interne del naso, che sarebbero peculiari dei Neanderthal, sulla base tuttavia dell’esame di resti spesso frammentari e sempre incompleti. A causa della loro fragilità, infatti, le strutture ossee interne del naso generalmente non si conservano nei reperti archeologici e (tanto meno) paleontologici.

Scoperta eccezionale

Lo scheletro rinvenuto nel 1993 in una cavità carsica vicino Altamura è stato datato nel 2015 tra 130.000 e 172.000 anni fa, nell’ultimo decennio è stato oggetto di una serie di studi approfonditi, anche grazie a un progetto guidato dal professor Giorgio Manzi di Sapienza. Lo studio della cavità nasale di questo straordinario reperto è stato condotto con tecnologie endoscopiche utilizzate direttamente all’interno del sistema carsico dove lo scheletro si trova tuttora.

Informazioni uniche

Sottolinea Giorgio Manzi, paleoantropologo al Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza (nella foto sopra durante una relazione a tourismA): «Il contesto e le particolari condizioni di deposizione del Neanderthal di Altamura rendono il reperto lo scheletro fossile umano più completo (a parte quelli più recenti di Homo sapiens) che sia mai stato scoperto. Nonostante rimanga ancora come intrappolato in un sistema carsico molto complesso, lo scheletro di Altamura continua a fornirci informazioni senza precedenti, anche grazie alle tecnologie innovative da noi utilizzate. È un reperto di formidabile interesse per lo studio dell’evoluzione dei Neanderthal e, più in generale, per quello delle nostre origini».

Questa ricerca ha così permesso di esaminare per la prima volta la morfologia interna della cavità nasale di un Neanderthal, escludendo l’esistenza di tratti del naso interno specifici della specie. Inoltre, grazie alla tecnologia endoscopica utilizzata, gli autori hanno potuto creare un modello 3D del naso dello scheletro di Altamura, che fornirà una base per futuri studi volti a valutare meglio le prestazioni respiratorie dei Neanderthal.