Ritorno all’Acropoli Splendida Ellade

acropoli di atene

Archeologia Viva n. 138 – novembre/dicembre 2009
pp. 18-29

di Paolo Moreno

L’architettura di Tschumi e l’archeologia di Pandermalís illustrano con inedita evidenza la storia dell’arte in Atene dal periodo miceneo alla tarda antichità

Ai piedi della sacra rocca il nuovo Museo dell’Acropoli culmina nella galleria del Partenone: massimo esperimento critico per la ricomposizione dei marmi di Fidia

Per chi si accosta alla macchina del tempo che Bernard Tschumi ha montato ad Atene, e la Grecia ha donato al mondo, le pareti di vetro specchiano l’abitato moderno, dichiarando la vocazione globale maturata nel progetto al di là del patrimonio dell’età di Pericle che l’aveva motivato: le prime, disparate, antichità che incontriamo confermano l’intenzionale dialogo tra una tecnologia avveniristica e l’intera città, dal remoto passato al presente nella memoria storica e nella strenua ricerca degli archeologi.

Sorveglia la porta una marmorea Civetta di età classica che fu nel 1840 tra gli augurali ritrovamenti della Grecia liberata. Fedele alla dea che dominava il colle, assicura che Atena è tornata in questa casa adottiva, al richiamo d’innumerevoli simulacri e iscrizioni: Parthénos nella verginale perennità, Poliás protettrice della città, Prómachos “combattente di prima linea”, Ergáne attenta all’operare umano, sapiente fino a eternarsi nella divina Sophía dei teologi bizantini.

A onorare la continuità dai predecessori, durante la cerimonia inaugurale, una giovane in peplo si è chinata nell’atrio a deporre sotto l’impiantito, in un vano poi sigillato dal cristallo, un kántharos consacrato da un’epigrafe, reperito nelle fondazioni. […]