Archeologia Viva n. 235 – gennaio/febbraio 2026
pp. 48-58
di Patrizia Rocchini
collaborazione scientifica di Paolo Bruschetti, Giulio Paolucci, Sergio Angori, Paolo Giulierini e Luigi Donati
La travagliata vicenda di una prestigiosa raccolta di reperti costituitasi nell’ambito dei primi interessi etruscologici per iniziativa del nobile cortonese Corazzi
Dall’antica città toscana la collezione venne trasferita al più importante museo dei Paesi Bassi mentre ora tornano al MAEC di Cortona alcuni dei reperti più significativi
Un incensiere, uno splendido fanciullo con l’oca, una figura femminile, un guerriero, un grifo… sono alcuni dei bronzi più noti e apprezzati della collezione Corazzi, la raccolta di antichità etrusche che giusto due secoli fa lasciava Cortona, antica lucumonia etrusca nella Valdichiana aretina, per l’Olanda.
Il merito di quell’acquisizione al Gabinetto di antichità dell’Università di Leida fu dello storico e archeologo olandese Caspar J.C. Reuvens (1793-1835) che, fresco di nomina alla direzione del museo leidense avviò – secondo una prassi ben diffusa in Europa – una campagna acquisti in tutto il Mediterraneo per assicurare alla sua patria reperti utili a illustrare le civiltà antiche, Etruschi inclusi.
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