Archeologia Viva n. 235 – gennaio/febbraio 2026
pp. 22-34
di Teobaldo Fortunato
schede di Salvatore Alfano, Olof Brandt e Gianluca Santangelo
foto di Alfio Giannotti
Il Battistero di Santa Maria Maggiore è la più imponente testimonianza dell’architettura paleocristiana in Campania
La sua lunga storia nasce dalla spoliazione degli edifici romani dell’antica Nuceria Alfaterna per arrivare ai restauri dei giorni nostri che ci hanno restituito questo monumento pressoché unico in Europa per i primi secoli del cristianesimo
Esistono monumenti che sembrano non conservare rapporti con il paesaggio dove secoli prima vennero progettati. Talora, traumatiche vicende storiche oppure una poco sensibile politica del territorio possono alterare quell’equilibrio urbano che costituisce la forza vitale di un paese come il nostro. Chiese, palazzi, giardini, singoli alberi, archi o fontane spesso in apparenza risultano fuori contesto pur conservando tutta la forza del loro significato.
Un esempio grandioso è la cosiddetta Rotonda ovvero il Battistero paleocristiano di Santa Maria Maggiore a Nocera Superiore, un eccezionale monumento della Campania cristiana. Al tramonto, la sua cupola quasi taglia il cordone che la lega al tamburo sottostante, sopra gli archivolti e si libra in aria: le quindici coppie di colonne di marmi pregiati – d’alabastro fiorito e bigio chiaro di pavonazzetto e di marmo africano (definito luculleum perché introdotto a Roma da Lucio Licinio Lucullo), di breccia corallina, cipollino e giallo antico di Numidia – s’illuminano “d’immenso”, inondate dalla luce che dalle finestre entra nell’ordito del muro perimetrale, prima che il crepuscolo ne allunghi le ombre.
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