Principi e guerrieri a Ruvo di Puglia Italia preromana

Principi e guerrieri a Ruvo di Puglia

Archeologia Viva n. 137 – settembre/ottobre 2009
pp. 32-39

di Andrea Celestino Montanaro

Agli inizi dell’Ottocento questo sconosciuto paese agricolo del Barese conquistò le cronache dell’epoca per l’eco suscitata dalla casuale scoperta di corredi funerari ricchissimi

Si scatenò allora una grande caccia al tesoro che portò alla dispersione dei contesti archeologici ora in parte ricomposti grazie a una lunga e paziente opera di ricerca

Ormai quasi due secoli fa Ruvo di Puglia, sconosciuto paese agricolo del nord Barese, balzò alla notorietà negli ambienti della cultura archeologica.

L’eco della casuale scoperta di corredi funerari ricchi di oggetti preziosi, quali oreficerie, bronzi e soprattutto quei “vasi etruschi” che eccellevano per lo straordinario pregio artistico, scatenò una vera caccia al tesoro, destinata a sfociare in un saccheggio sistematico delle necropoli che trasformò la cittadina pugliese in un cantiere a cielo aperto.

Talvolta gli scavi erano autorizzati, promossi anche dal governo borbonico, ma per lo più risultavano di carattere clandestino, favoriti dalla condotta ambigua degli stessi addetti alla sorveglianza e delle autorità locali, tanto che nel 1836 si volle rafforzare il controllo nominando una “Reale Commissione dè Scavamenti di Ruvo”.

Lo scalpore delle scoperte fece accorrere a Ruvo mercanti e collezionisti, tra cui personaggi ben noti alle cronache del tempo, che diedero vita a compagnie di scavo e a società commerciali per la vendita dei reperti. Una di queste società era retta nientemeno che dal Capitolo del Duomo, cui si affiancarono eruditi locali, ma anche persone di dubbia fama.

Imateriali erano immessi nelle trame del florido commercio antiquario di Napoli, da dove, in casi fortunati, raggiungevano il Real Museo Borbonico, mentre in circostanze meno favorevoli venivano smistati verso i più prestigiosi musei europei e americani, quali il British Museum, Louvre, Hermitage, Antikensammlung di Monaco, Metropolitan Museum.

Il ritrovamento di memorie di studiosi locali dell’epoca e di una rilevante quantità di documenti d’archivio (a Bari, Napoli, Roma, Londra) ha permesso di ricostruire la storia degli scavi ruvesi, contrassegnata da straordinarie scoperte, ma anche da casi clamorosi di furti e omicidio.

Tali documenti hanno consentito di acquisire un’imponente serie di dati portando non solo al recupero di reperti dispersi in vari musei d’Italia e all’estero, ma anche alla ricomposizione di ben 475 contesti, altrimenti perduti, che raccontano una storia della Ruvo preromana ben diversa da quella finora conosciuta. […]