I discutibili cieli degli antichi L'uomo e le stelle

galileo galilei. I discutibili cieli degli antichi

Archeologia Viva n. 136 – luglio/agosto 2009
pp. 40-49

di Fabrizio Paolucci

Attraverso i secoli gli uomini hanno immaginato l’universo che li circondava in forme sempre diverse

Sarà Aristotele a dare vita a quell’idea di universo “finito e ordinato” destinato a essere spazzato via dal cannocchiale e dalle intuizioni di Galileo Galilei

Sin dagli albori della storia l’uomo ha guardato al cielo con uno sguardo non disinteressato. Nel movimento del Sole, della Luna e degli astri erano celate risposte essenziali al funzionamento delle prime civiltà urbane.

L’astronomia, la scienza che si assunse il delicato compito di interrogare gli astri, consentì di misurare il tempo secondo criteri univoci, permettendo l’organizzazione del lavoro dei campi sulla base di cicli ricorrenti, fornì i mezzi per l’orientamento in terra come in mare, favorendo commerci e scambi, individuò nei pianeti e nelle costellazioni le influenze celesti che governavano i destini degli uomini, i quali a questa scienza fecero sempre ricorso per qualsiasi decisione privata o pubblica.

L’urgenza di conoscere i meccanismi che regolano l’universo, in modo da prevederli e interpretarli, spiega la particolare attenzione che a questo peculiare aspetto del sapere fu sempre riservato dalle civiltà del mondo antico. Un interesse che non si limitò a stimolare una ricerca scientifica sempre più accurata, ma che, inevitabilmente, finì col condizionare la letteratura, l’arte e l’architettura.

Senza la consapevolezza delle conoscenze astronomiche coeve difficilmente potremmo apprezzare opere come la Divina Commedia, profondamente debitrice dei modelli aristotelici dell’universo, né comprendere pienamente il valore simbolico di singoli monumenti o complessi architettonici, come l’obelisco egiziano o la cupola del Pantheon, né, infine, spiegare il costante utilizzo, nell’arte greca e soprattutto romana, di iconografie legate ai simboli zodiacali o alle personificazioni del tempo per l’esaltazione di imperatori e generali vittoriosi.

È fuor di dubbio che sin dal III millennio a.C., l’osservazione diretta della volta celeste aveva fornito alle più antiche civiltà stanziali, l’egizia e la sumera, informazioni preziose per la misurazione del tempo e dello spazio.

È ben noto che la piramide di Cheope, risalente alla metà del III millennio a.C., è perfettamente orientata secondo i punti cardinali, in analogia con tutti i complessi templari dell’epoca, rigidamente organizzati in funzione del corso del Sole.

Questa stella era infatti immaginata dagli Egizi, al pari di tutti gli altri astri, come una nave che attraversava il cielo, a sua volta ritenuto un mare sconfinato, una credenza che spiega la deposizione, presso i santuari, di modellini di navi o, talora, di imbarcazioni vere e proprie offerte come ex voto. […]