Comacchio: memorie dell’altra Venezia Nuove scoperte

Comacchio: memorie dell’altra Venezia

Archeologia Viva n. 135 – maggio/giugno 2009
pp. 32-39

di Sauro Gelichi

Fra terre e acque negli stessi luoghi del delta del Po che nell’antichità avevano visto la fortuna del ricco centro etrusco di Spina

Qui durante l’alto Medioevo si sviluppò un emporio strategico per i commerci dell’area adriatica e dell’interno padano

Nel 932 il doge Pietro II inviava un esercito contro i Comacchiesi per punirli di una presunta ingiuria. Stando alle parole del cronista Giovanni diacono (vissuto tra X e XI secolo, autore dell’Historia Veneticorum) la violenza dei Venetici sarebbe stata terribile, non solo sull’abitato, ma anche sugli abitanti, con i sopravvissuti deportati a Venezia.

L’azione sembra di quelle definitive, tant’è che, da questo momento in poi, del fiorente emporio in prossimità delle foci del delta padano non rimarranno che labili tracce nelle fonti scritte. Finiva così, con l’incursione degli inizi del X secolo, la breve parabola di uno degli insediamenti più importanti dell’alto Medioevo italico, che aveva conteso alla nascente Serenissima il controllo dei traffici adriatici e mediterranei. La storia è stata ingenerosa: come spesso avviene, i perdenti non sembrano averne diritto. Così, nel tempo, mentre le fortune di Vene­zia riempivano le cronache, di Comacchio si perdeva la memoria.

Comacchio è oggi un piacevole centro abitato in provincia di Ferrara, in prossimità del Po e della costa, famoso per la laguna pescosa e per i lidi. Deve la sua notorietà archeologica alle necropoli dell’emporio etrusco di Spina (VI-V sec. a.C.), scoperte soprattutto durante le bonifiche della prima metà del secolo scorso, quando, qualche chilometro a sudovest dell’abitato attuale, vennero alla luce anche i resti di quella che è stata identificata come la chiesa di Santa Maria in Pado Vetere, databile ai tempi dell’arcivescovo Aureliano (VI sec.).

Con lo scavo di questo complesso ecclesiastico, e di un attiguo esteso cimitero, si può dire abbia inizio l’archeologia medievale del territorio comacchiese. Tuttavia le indagini non avevano ancora toccato il cuore di quel sistema altomedievale, che è la cifra peculiare del luogo, e cioè l’abitato di Comacchio e la sua periferia.

Proprio qui, negli anni Venti, erano venute alla luce estese palificazioni, ceramiche, anfore e frammenti lapidei decorati, appartenenti a recinzioni presbiteriali di epoca carolingia (IX sec.). Tali scoperte rendevano promettenti le esplorazioni che verranno condotte negli anni Novanta.

Da questi scavi, per quanto di emergenza, si cominciavano finalmente a percepire le estese potenzialità del luogo: i tempi erano maturi per ripensare un’archeologia dell’emporio altomedievale, di quello stesso luogo che i Venetici avevano concorso a ridimensionare nel X secolo. […]