Archeologia Viva n. 135 – maggio/giugno 2009
di Piero Pruneti
In questi ultimi mesi ne abbiamo sentite delle belle. Se non ci fosse da piangere sembrerebbero barzellette… Prendiamo i Bronzi di Riace. Ora i potenti di turno li vogliono alla Maddalena per il G8 come tappetino di benvenuto. Mi sembrerebbe più civile e democratico che, come comuni mortali, si spostassero i cosiddetti “grandi della terra” per andarli a visitare, se sono così sensibili all’arte come dicono. Ma il problema vero è lo stato di salute delle due statue, che è precario, al di là del magnifico aspetto.
I Bronzi furono restaurati in molti anni di lavoro subito dopo il ritrovamento nel 1972 e poi ancora nel 1992, senza che sia stata risolta la corrosione del metallo: le variazioni di umidità e di temperatura la innescano, non essendo stati smaltiti completamente i sali cloruri che si trovano all’interno. Ci sarà un motivo se finora non hanno mai lasciato la sala climatizzata del bellissimo museo di Reggio Calabria. Addirittura si è sentito parlare di votazioni. Cioè si dovrebbe far decidere ai cittadini di Reggio se i “loro” Bronzi possono muoversi: come decidere a maggioranza popolare se una persona è in grado di affrontare o no un viaggio!
Passiamo alla questione dei commissari governativi per un paio di aree archeologiche al collasso. Qui si rasenta la schizofrenia. Sono anni che si tagliano i bilanci alla cultura, con le istituzioni basilari della tutela, le soprintendenze, ridotte a gruppi residuali di operatori prossimi alla pensione, senza soldi per telefonare, per carta e toner, per la benzina, soprattutto per restaurare o semplicemente tagliare erba, con soprintendenti in moto perpetuo fra una regione e l’altra: un esempio curioso è quello del bravo Umberto Spigo nominato per il Lombardoveneto e, al di là del Ticino, sua moglie Giovanna Bacci nominata in Piemonte e Liguria (c’è della fantasia risorgimentale ai vertici…). Poi all’improvviso ci si accorge che le aree archeologiche di Roma e di Ostia sono ridotte da far pena.
Bella scoperta! E i monumenti nel resto del Paese stanno meglio di quelli romani? Mentre si consuma il dramma della non-amministrazione dei beni culturali – il nostro “petrolio” nella vuota retorica dei politici – si continua a colare cemento ampliando i limiti di edificabilità: la ripresa economica affidata alle betoniere in una Italia già paurosamente sfregiata da decenni di abusivismo e condoni. Fermiamoli! O faremo la fine dei maltesi.
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”