Il fascino discreto di Stabia Archeologia vesuviana

stabia

Archeologia Viva n. 134 – marzo/aprile 2009
pp. 20-31

di Giovanna Bonifacio, Pietro Giovanni Guzzo, Thomas Howe, Luciana Jacobelli, Ferdinando Spagnolo

La fama straordinaria di Ercolano e Pompei ha finora lasciato poco spazio a questa “terza” città sepolta dalle ceneri

Eppure l’antica Stabiae è in grado di proporsi con un grandioso patrimonio monumentale e un paesaggio sconfinato che abbraccia tutto il Golfo fino all’orizzonte chiuso dal Vesuvio…

«Non ho dubbi che tu da queLla stanza da letto, in cui ti sei allargato la vista dalla parte di Stabia con qualche opportuna apertura […] hai passato intere mattinate a oziare in contemplazione di quello scenario». Basterebbero le parole di Cicerone all’amico Marco Mario (Ad familiares VII, 1,1) per comprendere il fascino che il litorale stabiano esercitò presso i Romani.

In realtà tutta la costa campana, a partire dalla seconda metà del II sec. a.C., fu interessata da una moda inarrestabile: quella della nobilitas romana di costruirsi lussuose ville ove trascorrere il tempo libero in armonia e bellezza.

La relativa vicinanza a Roma, la dolcezza del clima, la fertilità della terra, la ricchezza di acque termali, la bellezza del paesaggio e l’antica cultura greca, fecero del golfo di Napoli la zona preferita dalla classe dirigente romana per impiantarvi lussuose ville d’otium.

Il geografo Strabone asserisce che alla sua epoca (età augustea) il Golfo, da capo Miseno a punta della Campanella, era così ricco di edifici da presentare l’aspetto di un’unica, continua città.

Di questo immenso patrimonio architettonico restano tracce sparse e spesso in cattivo stato di conservazione, fatta eccezione per il sito di Stabiae, che presenta la maggiore concentrazione di ville maritimae, per di più splendidamente conservate, del mondo romano. […]