Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 134 – marzo/aprile 2009

di Piero Pruneti

L’articolo sulle ricerche e i progetti di valorizzazione dell’antica Stabia fa giustizia – insieme ad altre maggiori iniziative come la mostra “Otium ludens” che sta girando il mondo e in Italia si apre ora a Ravenna – della disattenzione secolare che le testimonianze di questo raffinatissimo centro romano di villeggiatura, con le sue splendide ville d’otium affacciate sul golfo, hanno subito. La minore fama delle aree archeologiche stabiane, rispetto alle vicine Pompei ed Ercolano, purtroppo ha significato minore protezione insieme a un vero e proprio assedio edilizio.

Tutto questo lo si intuisce facilmente osservando le foto panoramiche che pubblichiamo, altamente suggestive per il profilo del golfo e del Vesuvio, ma che mostrano senza pietà l’estendersi della caotica megalopoli fra Pozzuoli e Castellammare di Stabia appunto, passando per Napoli, Torre del Greco, Torre Annunziata. Solo il cono del vulcano – per motivi ben intuibili – è riuscito a difendersi dall’avanzata del cemento.

Per il resto, a sprazzi, è l’archeologia che ha fatto scudo, soprattutto dove ha creato opportunità di lavoro, al pari degli ultimi lembi della piana del Sarno, capace di una redditività agricola altissima. Di fronte a tale aggressione antropica Stabia non poteva non soffrire gli effetti della dimenticanza.

Ora finalmente si è innescato un processo virtuoso. Al baluardo statale della Soprintendenza si sono aggiunti una nuova coscienza da parte degli amministratori locali e, soprattutto, la Fondazione Restoring Ancient Stabiae che con il suo attivismo è di fatto divenuta l’epicentro della riscoperta e della difesa di un patrimonio straordinario.

I lettori che accoglieranno l’invito alla Rassegna organizzata a Castellammare per la fine di marzo potranno rendersi conto della bella realtà che si è venuta a creare, fatta di studio, ripresa delle ricerche, progetti di restauro, voglia di restituire dignità a questa terra archeologica.

Un’ultima considerazione ci porta sul Palatino dove Andrea Carandini e Daniela Bruno hanno riesaminato la struttura e l’evoluzione della casa che fu prima di Ottaviano e poi di Ottaviano divenuto Augusto. Sono grato ai due studiosi per la scelta di comunicare su Archeologia Viva – evidentemente ritenendola un canale d’informazione prestigioso ed efficace – i risultati di studi fondamentali per la comprensione del primo palazzo imperiale di Roma.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”