Incontro con Francesco Alliata La voce della storia

Archeologia Viva n. 132 – novembre/dicembre 2008
pp. 76-77

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Dopo la battaglia della Meloria e il declino di Pisa i miei avi scesero in Sicilia e aprirono la banca più importante del Regno»

«La feudalità fu abolita dal Parlamento Siciliano presieduto da un Alliata»

«La mia famiglia ha reagito alla decadenza della nobiltà tornando alle sue origini imprenditoriali»

«La Panaria Film conserva un patrimonio inestimabile di memoria mediterranea»

«Mia madre seppe rispondere alla mafia: il coraggio paga»

In Italia non mancano i prìncipi, dal momento che i titoli hanno vita più lunga dei patrimoni. Di prìncipi autentici – non si tratta qui di dignità comprate dai nuovi ricchi – se ne incontrano senza difficoltà alle feste paesane, dove fanno coreografia, accontentandosi di un buon posto a tavola. Così, quando va bene, possono finire le famiglie che hanno fatto la storia.

Non è il caso di Francesco Alliata, XVI principe di Villafranca e XIV duca di Salaparuta, discendente di una delle più famose e dinamiche schiatte siciliane, con la piena coscienza dei passaggi storici che l’hanno accompagnata.

Nell’intervista che segue si avverte il “carico dei secoli” che preme sulla persona. Al tempo stesso emerge un uomo lucidissimo, classe 1919, semplice e signorile nei modi, attento alla realtà, senza rimpianti per quanto il tempo ha cancellato, polemico con l’atteggiamento “parassitario” di tanta nobiltà, «giustamente finita», lui che da giovane ha fondato una casa cinematografica e da non più giovane, ottimo figlio della sua terra, ha creato un’industria del sorbetto e delle granite.

Per motivi di successione e di intrighi il bellissimo palazzo dei principi Alliata a Palermo, chiuso da vent’anni, è oggi proprietà del Seminario, a cui l’ha lasciato la moglie del fratello primogenito, Giuseppe, morto senza figli.

In una memoria Francesco ricorda quella dimora, l’infinita serie di stanze e corridoi dove lui non ha potuto mettere più piede, con tutti gli arredi, le tappezzerie, le quadrerie, le cristallerie da migliaia di pezzi: la memoria materiale di una grande famiglia storica siciliana resa inaccessibile, a rischio smembramento, di vendita all’asta…

È rimasta a Francesco Alliata la bellissima settecentesca villa Valguarnera di Bagheria. L’ultimo principe era lì quando gli abbiamo trasmesso il testo dell’intervista per la rilettura.

D: Lei ha saputo dare al moderno concetto di principe un ruolo concreto. Per capire la sua storia non si può prescindere dalle origini…
R: La memoria documentata della mia famiglia risale a Pisa, dove alla fine dell’XI secolo il nome Alliata o Agliata compare più volte nelle scritture ufficiali. Erano imprenditori e banchieri, che per diverse generazioni avevano ricoperto le più alte cariche della Repubblica marinara, fino al ruolo di priori. Altra memoria storica degli Alliata rimane a Cagliari, la grande torre di Betto, appunto perché la Sardegna nel medioevo fu terra d’investimento per i pisani che vi acquisirono aree per l’estrazione e il commercio del sale.

D: Quando comincia la storia siciliana degli Alliata?
R: I pisani a un certo punto si rivolsero anche alla Sicilia, sempre per la gestione delle saline. Ma il 6 agosto 1284 Pisa subisce la pesante sconfitta navale della Meloria da parte della flotta di Genova. La Repubblica declinò rapidamente e un ramo della famiglia, con Filippo degli Alliata, decise di trasferirsi in Sicilia lasciando il medievale palazzo costruito sui lungarni. Con Filippo arrivò in Sicilia anche un folto gruppo di altri personaggi dell’alto ceto pisano che dettero un nuovo impulso all’economia dell’isola.
I miei avi, di tradizione banchieri, costituirono il Banco Alliata, la più importante banca in Sicilia, con molte filiali. L’attività venne abbandonata nel Cinquecento, quando gli Alliata ottennero la titolarità di alcuni importanti feudi. […]