Nave arcaica di Gela: concluso uno scavo storico Archeologia subacquea

Nave arcaica di Gela: concluso uno scavo storico

Archeologia Viva n. 132 – novembre/dicembre 2008
pp. 70-72

di Piero Pruneti

Con il recupero della chiglia si conclude lo scavo della nave greca che con il suo carico di merci pregiate naufragò nel mare antistante la ricca colonia dorica in terra di Sicilia

Tra il 500 e il 480 a.C., una nave mercantile greca in procinto di approdare a Gela – uno dei principali empori del Mediterraneo occidentale, scalo obbligato per le rotte commerciali dell’epoca – fu colta dalla tempesta.

L’imbarcazione si piegò su un lato e la zavorra (ovvero le grosse pietre disposte sul fondo dello scafo per mantenere la nave in assetto durante la navigazione) produsse un grosso squarcio nella fiancata causando l’affondamento.

Dopo venticinque secoli questa vicenda è stata ricostruita partendo dal ritrovamento di due sub, Gino Morteo e Gianni Occhipinti, che nel 1988 denunziarono alla Soprintendenza di Caltanissetta la loro scoperta.

Custodita nel mare di Gela, non c’era soltanto una grossa imbarcazione (lunga 21 metri e larga 6,5, l’unica di tali dimensioni fra quelle rinvenute nel Mediterraneo e così ben conservata), ma anche una considerevole quantità di reperti, che hanno consentito di ricostruire un importante segmento di storia mediterranea, confermando l’importanza commerciale della stessa Gela fra VI e V sec. a.C. (la città era stata fondata come colonia dorica nel 658 a.C.).

Dalle numerose anfore chiote, attiche, puniche, lesbie, corinzie, massaliote e samie recuperate, si è risaliti ai prodotti che venivano smerciati; grazie alle suppellettili di cambusa per l’uso quotidiano dell’equipaggio e alle carcasse di animali trasportati sono stati tracciati gli usi dei marinai; e ancora, dalle statuette lignee e dalle arule fittili è stato possibile ricostruire le cerimonie di culto in navigazione.

L’eterogeneità del carico suggerisce l’ipotesi che la nave seguisse una rotta di cabotaggio e che avesse toccato diversi porti e approdi che fungevano da punti di smistamento dei prodotti. […]