Matilde di Canossa: tutto il potere di una contessa Dentro il Medioevo

Matilde di Canossa: tutto il potere di una contessa

Archeologia Viva n. 132 – novembre/dicembre 2008
pp. 32-39

di Renata Salvarani, a cura della Redazione

Sullo scorcio dell’XI secolo emerge la figura di questa donna ultima erede di una dinastia con possessi vastissimi ma anche rappresentante di un sistema di potere nella sua fase finale

In tutto questo il celebre incontro fra l’imperatore e il papa fra le mura del castello di famiglia fu il momento più appariscente di un ruolo politico che Matilde seppe gestire nel duro gioco fra le potenze dell’epoca e con una fervente adesione al programma della riforma gregoriana della Chiesa

La vicenda di Matilde di Canos­sa (circa 1046-1115), epigona della dinastia degli Attoni e mediatrice, nel 1077, della breve riconciliazione tra l’imperatore Enrico IV e papa Gregorio VII, al culmine della lotta per le investiture, è un punto di partenza privilegiato per l’analisi di un’intera epoca e, nel contempo, è uno di quei casi in cui biografia e storia generale si intersecano a rivelare con forza implicazioni profonde, contraddizioni, mutamenti di lungo periodo.

Matilde ereditò un insieme di domini tanto vasto quanto disaggregato, incoerente e stratificato, di possessi, diritti, dipendenze, prerogative giuridiche, lacerato da contese e ribellioni, eppure collocato in una posizione chiave, alla periferia meridionale dell’impero, incuneato tra Roma e le aree settentrionali, come parte della Lombardia, controllate più direttamente dai sovrani germanici.

La contessa, non solo riuscì a mantenere questo insieme, ma lo rinsaldò affermandovi forme di controllo diretto. Legò la sua politica di potere alle sorti della riforma gregoriana della Chiesa, sostenne e difese i suoi fautori, fino a intrecciare i suoi interventi politici con la rete dei vescovi, abati e legati che facevano capo a Roma.

L’abate di Cluny Ugo di Semur, il cardinale Anselmo da Baggio (santo patrono di Mantova, papa Alessandro II), il cardinale Bernardo degli Uberti (anche lui santificato, già monaco benedettino della congregazione vallombrosana), l’arcivescovo Anselmo da Bovisio (morto nella crociata del 1101) furono i suoi contatti diretti, anche se non gli unici, con il movimento riformatore.

Come la madre, Beatrice di Lorena, strinse un legame forte con Gregorio VII (1073-1085): un’alleanza di lungo periodo che vide Matilde impegnata a sostenere il papa a più riprese, economicamente e politicamente, fino a fondere il tesoro della chiesa di Sant’Apollonio a Canossa (e forse anche i tesori di altre abbazie) ricavandone venti libbre d’argento e sette d’oro per pagare gli armati che diedero man forte al pontefice quando Enrico IV assediava Roma e il papa nel 1083. «Beati Petri singularis filia», ‘Figlia particolare del beato Pietro’, è l’appellativo che si meritò lungo queste vicende. […]