Ur sunu: grandi medici d’Egitto Mostra a Casale Monferrato

Ur sunu: grandi medici d’Egitto

Archeologia Viva n. 132 – novembre/dicembre 2008
pp. 22-31

di Sabina Malgora

La precocità storica della terra del Nilo si rivelò anche nella cura professionale delle malattie: così i dottori dei faraoni divennero presto un riferimento per le civiltà del Mediterraneo

Molte sono le finestre da cui è possibile osservare la cultura e la società egizia. La medicina è certo una di queste, con una documentazione che spazia dalla filologia all’architettura, dalla pittura alla papirologia, dalla scultura all’antropologia e che permette di ricostruire la figura del medico attraverso la millenaria storia del Paese del Nilo, di definirne la scala gerarchica e le specializzazioni. Chi è il medico? Il termine che lo definisce è sunu.

Sunu ha la radice in comune con il verbo sun, ‘essere malato’, ‘soffrire’. Viene appunto dall’Egitto la più antica attestazione della professione medica: il primo medico della storia si chiama Hesyra e vive al tempo di Djoser (2630-2611 a.C., III din.). Hesyra occupa uno degli incarichi più prestigiosi, poiché non è un semplice medico, ma ur sunu, “capo dei medici”, e anche ur ibhy sunu, ossia “capo dei dentisti”.

La professione medica è perfettamente inserita nel quadro dell’elaborata gerarchizzazione della società egizia: stele e iscrizioni funerarie dei medici restituiscono un’ampia varietà di titoli e qualifiche, a iniziare dall’Antico Regno (2575-2135 a.C.). Il primo livello è quello della professione generica, definita dal termine sunu.

I medici, per così dire generici, sono sottoposti all’autorità di un “capo dei medici”, ur sunu, di un “controllore” o amministratore, kherep sunu, di un “preposto” o qualcuno con autorità sui medici, hery sunu, particolarmente attestato nel Nuovo Regno (1550-1075 a.C.), di un “sovrintendente”, imy ur sunu, di un “ispettore”, sehedj sunu.

A questi titoli si aggiunge quello di semesu sunu, “decano dei medici”, dal sapore fortemente onorifico. Vi è poi imy-ra sunut, “sovrintendente dei medici donne”. Ma, nonostante le definizioni, la scala gerarchia non è certa, così come non lo sono le caratteristiche dei ruoli, le competenze, i doveri e le autorità. […]