Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 132 – novembre/dicembre 2008

di Piero Pruneti

In una recente intervista al “Corriere della Sera”, Emanuele Greco, direttore della Scuola archelogica italiana di Atene, ci dà la misura del valore attribuito alla cultura, oggi nel nostro Paese: «Il bilancio annuale della Scuola, in pratica ridotto a 640 mila euro con i nuovi tagli in finanziaria, è meno di un decimo di quello che costa all’Inter l’allenatore José Mourinho. Bastano a mala pena per pagare stipendi e borse di studio.

Non abbiamo i soldi per le bollette, per le pubblicazioni, per offrire un contributo, seppure simbolico, alle dodici missioni che operano in Grecia. I professori vengono a insegnare gratis e quest’anno si sono pagati perfino il viaggio. Forse dovremmo abiurare e aprire una palestra per veline…». La Scuola di Atene, un fiore all’occhiello fra le istituzioni italiane che operano all’estero, il 9 maggio 2009 compie cento anni di vita. Speriamo che ci arrivi.

Intanto dobbiamo registrare questo “grido” del suo direttore, sintomo di un male profondo che ormai da molti anni attraversa la società italiana, ben poco interessata, per la maggioranza (di cui non fanno certo parte i nostri lettori), alla difesa del patrimonio, presa com’è da salotti mediatici e grandi gesta di calciatori.

Di questo disinteresse fa le spese anche la “pubblica istruzione”, sempre più taglieggiata e dequalificata. Ed è evidente che la crisi della scuola – anche questa di lunga data – ripercuotendosi sulla formazione delle nuove generazioni, si collega strettamente alla tiepida passione che gli italiani dimostrano verso i beni culturali e l’ambiente. Da un popolo letteralmente (e volutamente) “rincoglionito” dalla televisione cosa dobbiamo aspettarci? In tutto questo i politici che ci governano, talvolta più ignoranti di chi rappresentano, non trovano problemi a tagliare certe voci in bilancio.

È di qualche mese fa l’inserimento – per fortuna rientrato grazie a una vera sollevazione di massa del mondo della cultura – dell’IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) fra gli enti “improduttivi”, quindi “inutili” e da non finanziare più.

Intanto, le soprintendenze statali sono vicine all’ora X della dissoluzione: funzionari quasi tutti vicini al pensionamento, anche qui grosse difficoltà a pagare luce, telefono, benzina…, l’erba che cresce sugli scavi e non solo. Erba. Tanta erba dappertutto, che nessuno taglia, segnale semplice ed allarmante di una decadenza che dobbiamo fermare.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”