Archeologia Viva n. 131 – settembre/ottobre 2008
pp. 74-75
di Francesca Cenerini
Nel mondo antico – e in quello attuale – il rapporto fra la donna e la religione prevede un coinvolgimento quotidiano e profondo tuttavia ben delimitato dai ruoli protagonisti maschili
Nel mondo antico la religione del singolo era condizionata dal ruolo all’interno della comunità e anche dall’essere maschi o femmine. Ad Atene, la padrona di casa provvedeva al culto di Estia, protettrice del focolare. Inoltre, partecipando ai riti cittadini, alle donne era riconosciuto un ruolo nella polis, a seconda del loro stato civile, segnato dal matrimonio e dalla maternità.
Nel mondo romano, le matrone, organizzate nell’ordo matronarum, avevano una funzione ben definita nelle pubbliche preghiere di richiesta o di ringraziamento per la salvezza dello Stato.
Al tempo stesso, la religione pagana prevedeva una stretta relazione tra la pratica cultuale dell’uomo e l’intervento divino, una sorta di negoziazione del sacro. Il sacrificio cruento di una vittima aveva la funzione di stabilire la corretta gerarchia dei rapporti tra dei e uomini e tra gli uomini stessi.
Pertanto, la riconosciuta incapacità femminile di praticare la macellazione rituale, di per sé, costringe la donna in una posizione nettamente subordinata in campo religioso. […]