Preistoria africana: crisi climatica e sviluppo sostenibile Fra passato e presente

sahara. Preistoria africana: crisi climatica e sviluppo sostenibile

Archeologia Viva n. 131 – settembre/ottobre 2008
pp. 46-52

di Roberto Risch

L’analisi delle testimonianze archeologiche e delle variazioni del clima nella fascia sahariana consente una serie di considerazioni sulle diverse possibilità delle soluzioni storiche che hanno portato all’attuale supremazia dell’Occidente

In Europa siamo soliti riferire il concetto di “preistoria recente” al periodo in cui le popolazioni del Continente domesticarono piante e animali (Neolitico) e svilupparono la metallurgia (età dei Metalli). Per quanto possano sembrarci lontane, queste trasformazioni hanno costituito il germe della società occidentale.

Senza l’agricoltura e l’allevamento sarebbe stato impossibile l’incremento demografico degli ultimi millenni. Lo sviluppo industriale, che ci coinvolge così da vicino, sarebbe inconcepibile senza il dominio dei metalli.

L’addomesticamento e la metallurgia ebbero il loro primo sviluppo nel Vicino Oriente. Riguardo ai tempi, il processo di riproduzione delle piante, come grano e orzo, e di animali, come ovini e caprini, si sviluppò nell’arco di millecinquecento anni, tra il 9000 e il 7500 a.C. Più tardi, intorno al 5500 a.C., si cominciarono a fondere e forgiare i metalli: prima il rame, poi il bronzo, infine il ferro.

Siamo soliti far partire la Storia da questi punti di riferimento e in tali passaggi riconosciamo la catena di eventi che hanno portato al mondo come oggi lo conosciamo. La nostra “scala verso la modernità” passa dalla Mesopotamia e dall’Egitto, che fornirono gli impulsi necessari per la formazione della società minoica e di quella micenea, a loro volta referenti per i sistemi della Grecia classica e Roma.

Partendo da lì, un cammino logico e ineluttabile avrebbe condotto agli Stati attuali. Sempre secondo questi presupposti, avrebbero visto la luce le scienze storiche e quelle morali, che permettono di giustificare il nostro punto di arrivo. Concetti quali la proprietà privata, competitività, sviluppo tecnologico, produttività sono percepiti come l’essenza stessa del nostro vivere: da difendere a tutti i costi, anche con la forza…

Questa ricostruzione non tiene conto dei diversi tragitti dell’umanità, parte anch’essi della Storia, compresa la “nostra”. Così, lo sviluppo dell’Europa, dopo la “scoperta” dell’America e poi con l’epoca coloniale del XIX secolo, non sarebbe immaginabile senza il saccheggio delle comunità del resto del mondo (dagli schiavi agli immigrati clandestini…), così come delle loro materie prime.

Molta storiografia ufficiale, con il suo eurocentrismo, elimina questo scomodo aspetto: solo a popoli e territori senza storia si può negare di decidere della propria esistenza. Noi vogliamo riflettere partendo da un altro punto di vista: dai frammenti di civiltà che ci giungono dal Nord Africa. […]