Vita nuova per lo splendido Sarcofago delle Amazzoni Futuro del passato

Vita nuova per lo splendido Sarcofago delle Amazzoni

Archeologia Viva n. 130 – luglio/agosto 2008
pp. 68-70

di Giulia Pruneti, con la collaborazione di Carlotta Cianferoni

Al termine di un delicato restauro è di nuovo esposta al Museo archeologico di Firenze un’opera eccezionale per la raffinatezza e la rarità delle rappresentazioni pittoriche

«Guarda le Amazzoni: Micone le ha dipinte che combattono a cavallo, contro gli uomini» (Aristofane, Lysistrata). Un silenzio surreale, nonostante la folla di appassionati e studiosi, ha accompagnato il “ritorno a casa” – dopo il lungo tempo trascorso fra le mani dei restauratori – del Sarcofago delle Amazzoni, uno dei monumenti più significativi per la storia della pittura antica.

L’opera è tornata a occupare la sala del Museo archeologico di Firenze dedicata a questo autentico gioiello di famiglia. Rinvenuto a Tarquinia nel settembre del 1869, il sarcofago deve il nome al fregio che adorna la cassa e che appunto rappresenta una “amazzonomachia” (lotta tra Greci e le mitiche donne-guerriero).

Affascinante per la storia narrata in un ciclo pittorico di rara bellezza, l’opera rientra nel tipo dei sarcofagi “architettonici” (la cui fattura ricalca l’aspetto di una casa), molto diffusi in ambito etrusco, e nella classe dei sarcofagi di marmo greco insulare del IV sec. a.C., che ritroviamo in molti centri del Mediter­raneo, da Sidone a Cartagine, dalla Sicilia all’Etruria (Cerveteri, Tarquinia, S. Giuliano e Vulci). Deco­rano i timpani del coperchio due bassorilievi identici, rappresentanti Atteone sbranato dai cani, punito da Artemide per averla vista fare il bagno. […]