Archeologia Viva n. 129 – maggio/giugno 2008
pp. 34-39
a cura del Comitato scientifico della mostra
Per i Romani non si trattava certo del nostro concetto di “ozio” ma di un momento di eccellenza separato dalle preoccupazioni della vita quotidiana e rivolto alle superiori necessità dell’essere
Diffusa nell’ambito privilegiato delle classi dirigenti la tendenza seguì la rivalutazione di disprezzate abitudini etrusche e la decisa affermazione della cultura greca
Pubblico o privato? Azione o meditazione? Lavoro o tempo libero? Insomma, otium o negotium? Il conflitto è antico quanto l’uomo e ne percorre tutta la storia scritta. Con alterne vicende. Per sfuggire ai ritmi di vita sempre più frenetici che ci affliggono, fino alla nevrosi, abbiamo inventato il “movimento slow”.
Abbiamo cioè un disperato bisogno di riscoprire forme e abitudini del passato, quando la ricerca di una “vita buona” non era pericolosamente sbilanciata dalla parte del lavoro, degli affari e del danaro.
Condannato a più riprese e poi definitivamente bandito dalla cultura industrialista, l’otium per diversi secoli è stato nell’impero romano uno stile di vita elevato. E così, mentre i nostri antenati delle classi privilegiate aspiravano all’otium, noi moderni perseveriamo nel negotium, che proprio in radice ne contiene la negazione.
Quest’antitesi radicale rende attualissimo il tema della mostra “Otium. L’arte di vivere nelle domus romane di età imperiale“, che RavennAntica, Comune di Ravenna e Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia Romagna propongono nello storico Complesso di San Nicolò.
Sappiamo che la vita pubblica di un cittadino romano di rango elevato – mettiamo fra I e III secolo – si svolgeva nel foro (generalmente la mattina) e nelle terme (il pomeriggio). Erano i momenti del negotium. Sì, anche le terme erano negotium.
È vero che tutti vi andavano per motivi igienici, per farsi massaggiare e depilare, per fare esercizi ginnici, insomma per un piacere personale; ma la frequentazione delle terme pubbliche aggiungeva la possibilità di incontrarsi, di vedere e farsi vedere da personaggi influenti, discutere, ricevere un invito a cena… La pratica del bagno rientrava nelle abitudini quotidiane della maggior parte dei Romani, sia che utilizzassero le terme pubbliche aperte a tutti, sia che si servissero di propri impianti privati nelle villae di campagna o nelle domus di città.
E qui passiamo alla dimensione privata della vita, che si svolgeva in famiglia, fra le mura domestiche, e si riassumeva in una parola: otium.
Il cittadino romano di alto rango aspira a un modello di esistenza che concilia buone letture, meditazioni filosofiche, gusto per l’arte, esercizio fisico, vita sociale e conviviale e una partecipazione alla politica che, con l’avvento del regime imperiale, si trasforma in servizio nell’amministrazione civile e militare. Insomma otium e negotium insieme.
Cicerone e Sallustio, nel I sec. a.C., coltivano l’otium intellettuale e tuttavia c’è in loro anche il rammarico di avere avuto parte rilevante nel gioco politico romano e di essere stati poi costretti dalle circostanze a ritirarsi a “vita privata”.
Già diversa è la posizione di Seneca (4 a.C.-65 d.C.), in piena età imperiale: l’otium per lui non è più un rifugio, ma un ideale di vita, l’unico degno dell’uomo colto, dell’intellettuale, in contrasto con la degenerazione della vita civile, che vede prevalere la volgarità e la rapacità dei “nuovi ricchi”.
La domus di città, la villa urbana e la villa rustica sono i luoghi elettivi per coltivare lo spirito. Plinio il Giovane (61-113 d.C.) ha descritto brillantemente la sua giornata in villa. Al risveglio, dopo una lunga pausa meditativa, Plinio detta i propri pensieri allo stenografo; a metà mattina, una passeggiata consente quel cambiamento che gli farà riprendere lo studio con nuova lena.
Segue un pisolino, poi di nuovo una passeggiata, quindi un po’ di lettura cui seguono frizioni, ginnastica, bagno. A cena, con moglie e amici, si legge un libro e dopo si ascolta la musica o un attore. Vita intellettuale e riposo si fondono così con l’esercizio fisico e il bagno. […]