Jiroft (Aratta?) alle radici della civiltà In diretta dagli scavi

Jiroft (Aratta?) alle radici della civiltà

Archeologia Viva n. 129 – maggio/giugno 2008
pp. 20-32

di Graziano Tavan

Nel sudest dell’Iran gli scavi stanno riportando in luce un’antica metropoli che sembra precedere le città mesopotamiche forse la favolosa e misteriosa Aratta tramandata dai testi sumerici

Si rimettono così in discussione – come spesso accade in archeologia – alcuni punti fermi che credevamo acquisiti riguardo alla nascita delle prime civiltà storiche

Serpenti che avvolgono coppe, vasi, bicchieri in una spira mortale. Leoni cui basta lo sguardo per annientare ogni spirito malvagio. E palmeti carichi di datteri. O giardini paradisiaci popolati da creature misteriose, mostruose, come l’uomo-scorpione o l’uomo-toro, che la letteratura antica associa alla saga sumerica di Gilgamesh: e lui stesso, a ben guardare, sembra fare capolino tra quei vasi in clorite, una pietra verdognola un po’ untuosa, scolpiti e tempestati di lapislazzuli, turchesi e altre pietre dure. «Da dove vengono?», chiese strabuzzando gli occhi l’archeologo iraniano Youssef Madjidzadeh alla giovane ricercatrice che lo aveva chiamato con urgenza a Kerman (città dell’Iran meridionale sulla via della seta citata da Marco Polo). Sconvolgente la risposta: «Da Jiroft!». Accompagnati dallo stesso professor Madjidzadeh, ricostruiremo quella che si annuncia come una delle più importanti scoperte dell’archeologia.

Nel 2001 la polizia iraniana bloccò un carico di reperti destinati al mercato clandestino. Bastarono poche foto. «Capii subito che erava­mo di fronte a una civiltà straordinaria e sconosciuta: una antichissima civiltà dell’Iran», ci racconta Madjidzadeh sei anni dopo.

Oggi, benché le ricerche siano solo all’inizio, lo scavo che lui dirige nell’antica città (III millennio a.C., il periodo più florido) vicino alla moderna Jiroft sembra destinato a cambiare le cono­scenze sul Vicino Oriente antico, allargando o spostan­do a est la “culla della civiltà”, dalla Mesopo­tamia all’altopiano iranico. Ma c’è di più. Madjidzadeh è convinto che Jiroft sia la favolosa Aratta descritta nei testi sumerici, ricordata per l’opulenza e lo sfarzo.

Non era così chiara la situazione nel 2001. «Fu proprio guardando le foto dei reperti sequestrati che collegai gli oggetti di Jiroft con i molti vasi simili scoperti il secolo scorso in Mesopotamia e Oman.

Soprattutto, in quel momento, mi spiegavo l’anomala invasione sul mercato internazionale di preziosi vasi di clorite decorati: forse eravamo vicini alla città che aveva prodotto quegli oggetti meravigliosi.

Ma bisognava far presto, pubblicare la scoperta prima che quei vasi venissero dichiarati “sumerici” o “di Tarut”, in Oman: dal 1964 si sapeva della necropoli di Tarut, dove erano venuti alla luce oggetti ritenuti “sumerici”. Ora sappiamo che erano iraniani. Erano di Jiroft». […]