Incontro con Salvatore Settis La voce della storia

Archeologia Viva n. 128 – marzo/aprile 2008
pp.  70-71

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Oggi non è più accettato che la cultura classica sia la più formativa ma essa rimane alla base del nostro modo di pensare»

«Democrazia è una parola greca che conoscono tutti gli abitanti del pianeta»

«Chi offende l’arte classica è come chi bestemmia: nomina comunque Dio»

«Occorre sempre distinguere fra critica d’arte e storia dell’arte»

«“Bello” e “brutto” non sono definibili: troppo legati alle epoche e alle culture»

«Gli antichi arrivarono a un passo dalla nave a vapore»

«Sottrarre un reperto al suo contesto vuol dire ucciderlo: ora lo pensano in molti»

Poche personalità della cultura contemporanea riuniscono fini capacità di studio, attenzione manageriale, sensibilità politica come Salvatore Settis, da non molto trionfalmente confermato per la terza volta (41 voti su 54 votanti) direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove a questo punto rimarrà fino al 2011.

Nota è la passione con cui in ogni circostanza possibile interviene a difesa dei beni culturali, con analisi spietate, inoppugnabili, che non fanno sconti a nessuna parte politica, alla sinistra, in cui chiaramente Settis ripone ancora qualche fiducia, e tantomeno alla destra, “rea”, durante il quinquennio berlusconiano di aver partorito quel mostro di legge (la n. 112/2002, art. 7) con cui per la prima volta nella storia d’Italia si mettevano all’asta le proprietà demaniali d’interesse culturale.

«Talebani a Roma?», si chiedeva lo studioso nella prima pagina di un libro che già nel titolo non la mandava a dire dietro: L’Italia S.p.A. L’assalto al patrimonio culturale (Einaudi 2002). Ma la battaglia non è certo finita: beni culturali strangolati da finanziarie che tagliano sempre di più in questa direzione; l’ultima generazione degli archeologi e dei restauratori delle nostre soprintendenze in vista della pensione e senza ricambio, dopodiché il vuolo; la diaspora dei cervelli…

Abbiamo appuntamento con lui presso la sede (dal 1864) della Normale, nel cinquecentesco Palazzo della Carovana, già quartier generale dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, dove i nuovi adepti eseguivano un corso di addestramento, chiamato appunto “carovana”. Nel salotto d’epoca, dove un segretario gentilissimo ci mette in attesa, occhieggiano dall’alto i ritratti, per la verità non tanto simpatici (sarà colpa delle foto d’epoca che irrigidiscono l’espressione), di una serie di direttori dell’istituto.

Alla fine arriva il direttore attuale: la continuità in un tempio storico della cultura. Disponibilissimo, attento alle domande, ma inseguito dai messaggi dei collaboratori che entrano ed escono, da quelli del cellulare, dalle telefonate, dagli appuntamenti successivi… È facile immaginare che sia semprecosì. Riusciamo comunque a parlare di tutto senza limiti, in una lunga replica di tempi supplementari… Salvatore Settis, normalista anche lui, ordinario di Storia dell’arte e archeologia classica, è ritenuto uno dei massimi studiosi del mondo antico. […]