Ugolino della Gherardesca: cronaca di una scoperta annunciata Dossier

Ugolino della Gherardesca: cronaca di una scoperta annunciata

Archeologia Viva n. 128 – marzo/aprile 2008
pp. 64-67

di Paola Benigni, collaborazione di Massimo Becattini

È stata ritrovata davvero la sepoltura del Conte Ugolino della Gherardesca reso immortale da Dante?

Ecco la storia di un singolare modo di procedere non nuovo nelle ricerche di resti umani eccellenti dove la rincorsa al clamore mediatico sembra sopraffare la necessaria prudenza del caso

Sopiti da tempo i clamori dell’”Ugolino Day”, del 22 settembre 2001, quando a Pisa venne annunciato in pompa magna il ritrovamento delle ossa del conte Ugolino e dei suoi figli e nipoti, morti di fame nella Torre della Muda nel 1289, Francesco Mallegni, docente di Paleoantropologia all’Università di Pisa, ripro­pone in un libretto – F. Mallegni e M.L. Ceccarelli Lemut (a cura di), Il conte Ugolino della Gherardesca tra antropologia e storia, Edizioni Plus – le sue tesi sul riconoscimento dei resti. Precede una ricostruzione delle vicende, di Maria Luisa Ceccarelli Lemut, che portarono alla condanna del Conte e all’asserita individuazione della sua sepoltura nel chiostro di S. Francesco de’ Ferri a Pisa.

Secondo la Ceccarelli Lemut, tutte le notizie relative alla traslazione delle spoglie di Ugolino, figli e nipoti a Firenze sarebbero da ricondurre a un cronachista del Cinquecento avvalsosi di fonti non attendibili.

La stessa, per nulla impressionata dal fatto che autori da lei citati – quali Enrico Valtancoli Montazio (Annali di Pisa – Appendice, Lucca 1842) e Augusto Bellini Pietri (Guida di Pisa 1913) – abbiano rilevato come sul destino delle ossa del Conte manchi qualsiasi certezza, così conclude: «Le ossa del conte Ugolino e dei suoi congiunti rimasero a Pisa: ritrovate, ma non riconosciute, nel 1822, furono gettate in un’altra tomba vicina, verisimilmente quella da cui nel 1899 furono estratte le ossa traslate nella cappella della Gherardesca e ora rinvenute e studiate dall’amico e collega Francesco Mallegni».

Alle conclusioni della Ceccarelli Lemut si riallaccia Mallegni che ignora il «verisimilmente» e, data per certa «la traslazione delle spoglie in San Francesco di Pisa, nella seconda cappella del transetto alla destra dell’altar maggiore nel 1899», cioè nella cappella dei Della Gherardesca, procede spedito verso il suo abbrivio: lo scavo archeologico! Ma dove? Ma lì, nella cappella che fu dei Della Gherardesca, come ci dicono – avverte Mallegni – non tanto «le lapidi terragne, di provenienza dal chiostro del convento annesso alla chiesa e lì trasportate nel periodo che va dal 1814 al 1817», ma «i loro stemmi apposti a un altezza di circa due metri e mezzo sulle lesene…».

Che sia il posto giusto dove scavare sembra potersi desumere – sempre secondo Mallegni – dalla presenza sul muro di sinistra della cappella di una lapide in italiano apposta durante il Ventennio fascista «a ricordo dell’avvenuta traslazione delle presunte spoglie sotto il pavimento della cappella» e dalla presenza, sempre sul pavimento, di «un piccolo cartiglio […] su cui è incisa in latino (sic!), a caratteri gotici, la scritta “Tumba Comitis Ugolini”». Le spoglie del Conte – che Mallegni giustamente definisce «presunte» – aspettano solo di essere attribuite. […]