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Falerii Veteres e gli splendidi guerrieri dei Sassi caduti

Archeologia Viva n. 128 – marzo/aprile 2008
pp.  62-63

di Silvia Menichelli

Poco rimane dell’antica città dell’agro falisco ma la bravura dei suoi maestri coroplasti e le decorazioni dei templi ci sono testimoniati dalle terrecotte architettoniche

Fra queste una delle più famose ci arriva dal tempio di Mercurio a rappresentare un celebre episodio di eroi

Immersa nell’Etruria meridionale e allo stesso tempo centro egemone dell’agro falisco, Falerii Veteres serbava anticamente in sé il germe della civiltà etrusca e lo slancio verso una cosciente indipendenza culturale e artistica.

La città, ora Civita Castellana, in provincia di Viterbo, visse il massimo splendore tra VI e III sec. a.C., un arco di tempo segnato da un altalenante conflitto con Roma, conclusosi nel 241 a.C. con la sua distruzione.

Un’eco della fiorente attività artistica legata alla magnificenza di Falerii Veteres ci viene dalle testimonianze di importanti luoghi di culto, la cui concentrazione nell’antica città laziale è simbolo di un ruolo storico prestigioso: santuari intensamente frequentati, con templi riccamente decorati, la cui tradizione non sfuggì alla letteratura aulica latina se Ovidio negli Amores rievoca una suggestiva cerimonia in onore di Giunone presso il tempio ad essa dedicato, assistere alla quale fu per il poeta un «grande pretium», una ‘enorme gratificazione’ (Amores, III, 13).

Due dei santuari che fecero grande Falerii Veteres sorgevano lungo un’antica direttrice che tagliava l’abitato sul pianoro dello Scasato, consacrato l’uno ad Apollo, l’altro, il più antico, a Minerva; altro fulcro religioso era costituito dall’altura di Vignale: qui un tempio, ancora in onore di Apollo, occupava la probabile acropoli.

Aree sacre altrettanto rilevanti sorgevano fuori città nella valle che separa le alture: il già citato tempio di Giunone Curite, protettrice dei Falisci, il vicino Ninfeo Rosa, suggestivo luogo sacro sede di un culto legato alle acque, e il tempio di Mercurio in località Sassi Caduti che con il suo ingente apparato decorativo si offriva ai visitatori ai piedi dell’abitato.

Scavi ottocenteschi, purtroppo privi di rigore scientifico, noncuranza nella conservazione e il moderno assetto urbanistico hanno compromesso la conoscenza di tali edifici.

La pressoché totale scomparsa di vestigia architettoniche è tuttavia splendidamente supplita dalle terrecotte che ornavano gli antichi templi e che ci sono arrivate numerose: lastre, antefisse, statue, acroteri, caratterizzati da raffinata fattura e pregevole policromia, che rievocano un’industria coroplastica di altissimo livello. […]