Armenia: origini di un baluardo cristiano Fra mar Nero e Caspio

Armenia: origini di un baluardo cristiano

Archeologia Viva n. 128 – marzo/aprile 2008
pp.  36-49

di Massimiliano Nuzzolo

Quello che oggi è un minuscolo Stato ai piedi del Caucaso in epoca antica costituì un fiorente regno fra grandi imperi per divenire poi l’estremo avamposto del mondo greco-romano e roccaforte orientale del cristianesimo

La storia dell’Armenia occupa un posto particolare nel composito panorama del Vicino Oriente. Scenario della vicenda è il territorio compreso grosso modo tra il corso superiore dell’Eufrate a ovest e il Tigri a sud (Turchia sud-occidentale), il lago d’Urmia a est (Iran nord-occidentale) e i laghi di Sevan e di Çildir a nord (Repubblica Armena).

In questa regione, tra fine VII e inizi VI sec. a.C., con il collasso dell’impero assiro, prima, e di quello urarteo, poco dopo, emergono alcune tribù di origine indoeuropea fra cui un posto di primo piano sembrano assumere gli Hayk (da qui il nome attuale di Hayastan con cui gli Armeni definiscono la loro terra).

Questa popolazione, identificata con il nome antico persiano di Arminiya, compare nell’iscrizione rupestre trilingue (accadico, elamico, persiano antico) di Dario il Grande a Behistun (520 a.C. circa). Nei canti degli aedi medievali, parzialmente ricalcati sulla narrazione del cronista armeno Mosè di Corene (V sec. d.C.), l’arrivo degli Armeni e la loro fusione con le popolazioni autoctone sono presentati in una suggestiva mescolanza di elementi leggendari e storici, dove sono esaltati i caratteri nordici ed extra-caucasici della nuova componente etnica dalle chiome bionde e gli occhi azzurri.

Anche gli storici antichi ritenevano che gli Armeni provenissero dall’esterno con una massiccia migrazione: secondo Erodoto (V sec. a.C.), per esempio, sarebbero arrivati dalla Frigia, di cui erano inizialmente una colonia, vestiti e armati alla maniera dei Frigi (Storie VII, 73).

Oggi gli storici ritengono più plausibile una preesistenza della componente armena nell’area centro-orientale dell’Anatolia. Studi linguistici e toponomasti­ci hanno riscontrato notevoli somiglianze fra l’armeno e l’ittita assegnando, quindi, una connotazione indigena alla popolazione armena.

Sembra probabile, dunque, che gli Armeni fossero presenti sulla scena politica locale molto prima del crollo del regno di Urartu, che avrebbe lasciato campo libero a componenti etniche già maggioritarie ma socialmente subordinate, come sembra essere accaduto in Mesopotamia nel III millennio a.C. con le componenti sumera e semitica.

D’altro canto l’antico politeismo armeno mostra tratti sincretici dove elementi vedici e indoiranici si mescolano con altri prettamente anatolici e greci. In ogni caso la fusione della componente armena con quella urartea dovette essere molto graduale tanto che Senofonte (430-354 a.C.) nella sua Ciropedia distingue fra kaldaioi e arménoi.

Solo agli inizi del VI sec. a.C., con la definitiva sconfitta dell’impero urarteo (590-585 a.C.) a opera dei Medi di Ciassarre, si afferma la prima dinastia armena del principe Jervant, noto ai greci come Orontes o Aroandes.

Fu una breve dinastia, presto assoggettata dai persiani di Dario: divisa in due satrapie, Armenia maior, a est dell’Eufrate e fino alle regioni del Caucaso, e Armenia minor a ovest, fra l’Eufrate e la Cappadocia, la provincia si rassegna agli Achemenidi godendo in cambio di una certa indipendenza (VI-IV sec. a.C.). […]