Ostia: l’opus sectile di Porta Marina Tarda antichità

Ostia: l’opus sectile di Porta Marina

Archeologia Viva n. 128 – marzo/aprile 2008
pp. 28-35

di Maria Stella Arena

La città alla foce del Tevere ci ha restituito il pregiato rivestimento in tarsie marmoree di una grande sala di rappresentanza con triclinio

Si tratta dell’esempio più completo e spettacolare di una tecnica raffinatissima che conobbe grande fortuna nelle più ricche residenze romane

Nell’area sudoccidentale di Ostia, fuori Porta Marina, negli anni Quaranta del secolo scorso affiorarono casualmente alcune lastre sagomate di marmi policromi, che raffiguravano un leone nell’atto di ghermire la preda.

Lo scavo sistematico, ripreso nel 1959, rimise in luce un edificio monumentale dotato di una grande sala con esedra rettangolare sulla parete di fondo. Le pareti interamente decorate a intarsio di marmi colorati (opus sectile) erano crollate all’interno dell’aula già durante i lavori di costruzione.

Lo dimostra il fatto che il piano di calpestio era ancora occupato da materiale di cantiere: le formelle del pavimento predisposte ma non ancora messe in opera, le pareti prive della zoccolatura, l’esedra di fondo non pavimentata; addirittura si ritrovarono due fosse per lo spegnimento della calce, nell’esedra e in una stanza attigua alla sala maggiore.

Lo scavo meticoloso degli strati del crollo permise di ricostruire la collocazione originaria dei blocchi murari, che in molti casi conservavano frammenti del rivestimento marmoreo, e fornì un dato essenziale per la sua cronologia.

Infatti, nella malta di allettamento di uno dei pannelli con leone si rinvennero due piccole monete di bronzo dell’usurpatore Magno Massimo (383-388 d.C.).

Questo indica che l’opus sectile fu montato negli anni immediatamente seguenti. Se si considera poi che la moneta più recente rinvenuta nello scavo appartiene a Flavio Eugenio (392-394 d.C.), si può ipotizzare che il crollo del monumentale edificio sia avvenuto fra il 394 e il 400 circa. […]