Dracme di Manerbio: argento di genti celtiche Mostra a Brescia

Due volti del sacro: pagani e cristiani a Seppannibale

Archeologia Viva n. 128 – marzo/aprile 2008
pp. 18-26

a cura di Francesca Morandini

Migliaia di monete coniate dai Celti della pianura padana su modello della prestigiosa “dracma pesante” della colonia focese di Marsiglia

Con ogni probabilità si tratta del tesoro “federale” versato presso un luogo di culto comune riconosciuto come tale nella bassa pianura bresciana dai principali gruppi celtici della Cisalpina

Nel 1955, in località Gavrine Nuove a sud di Manerbio, nel Bresciano, vennero porta­te in luce alcune migliaia di dracme, scoperte per caso da un gruppo di operai che si trovarono sotto le vanghe un vaso di terracotta.

Il vaso si frantumò e il contenuto, una massa metallica cementata di circa trenta chili, lavato nell’acqua del vicino fossato, si rivelò costituito da monete d’argento.

Questo “tesoro” è il più importante complesso di monete celtiche a livello europeo, senza contare che quanto a oggi si è conservato corrisponde forse solo a un quarto della quantità originaria.

Purtroppo, mancando notizie precise sul contesto di rinvenimento, non è possibile comprendere quale fosse la funzione di questo insieme di monete: un episodio di tesaurizzazione privata (qualcuno che aveva nascosto il proprio denaro e non era potuto tornare a recuperarlo)? Oppure il tesoro aveva un significato diverso, come ormai ritiene gran parte degli studiosi?

Non si sa neppure quante fossero in origine le monete, che vennero comunque recuperate cementate a blocchi, alcuni dei quali sono stati smontati solo di recente presso il Medagliere Civico di Milano, dove il complesso è rimasto custodito sino ad oggi.

Dall’ultimo conteggio le monete risultano 4194, tutte dracme d’argento padane; si tratta quindi di tipi coniati dalle genti celtiche della pianura padana il cui prototipo fu la moneta di Marsiglia (l’antica Massalia fondata dai greci di Focea), portata in Italia dai celti che passarono le Alpi nel IV sec. a.C.

La cosiddetta “dracma pesante” di Marsiglia, in argento (peso medio 3,74 grammi), recava al diritto la testa di Artemide, divinità poliade (protettrice della città) e, al rovescio, un leone che avanza ruggendo.

Questo tipo, emesso nel 390-386 a.C., sembra derivare dalle monete in argento dello stesso periodo della città greca di Elea/Velia, in Magna Grecia (a sud di Poseidonia/Paestum) e forse era destinato al pagamento dei mercenari celti, reclutati nell’entroterra di Marsiglia o anche nell’Italia settentrionale, al servizio della stessa Massalia. Al loro ritorno in Italia i mercenari celti avrebbero portato con sé le dracme del loro compenso. […]