Tlaltecuhtli e Ahuitzotl: una dea del Cosmo e il re degli Aztechi Scoperte precolombiane

messico civiltà e archeologia precolombiana

Archeologia Viva n. 127 – gennaio/febbraio 2008
pp. 22-27

di Eduardo Matos Moctezuma e Leonardo Lopez; a cura di Alessandra Pecci

Continue sorprese riserva l’archeologia a Città del Messico il cui centro storico si erge sulla metropoli coloniale più grande d’America eretta a sua volta sopra la capitale dell’impero azteco

Straordinaria è ora la scoperta nel recinto sacro del Templo Mayor dove è tornato in luce un monolito con l’immagine inquietante di Tlaltecuhtli insieme alla memoria del penultimo sovrano dei Mexica

La scoperta è avvenuta proprio di fronte ai resti del Templo Mayor, il santuario principale dell’antica Tenochtitlan, dedicato a Tláloc, dio della pioggia, e a Huitzilopochtli, dio del Sole, protettori dei Mexica.

La squadra dell’archeologo Álvaro Barrera stava esplorando l’area della Casa delle Ajaracas, quando Gabino López Arenas, Alicia Islas, Alberto Díez Barroso e Ulises Lina – tutti impegnati nel Programma di Archeologia Urbana (PAU) dell’Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH) – hanno scoperto una lapide enorme di andesite (circa quattro metri per tre e mezzo) con la superficie scolpita a rilievo, in parte stuccata e dipinta. La pulizia del monumento (a opera dei restauratori Virginia Pimentel, Ximena Rojas, Carlos del Olmo e José Vázquez) ha messo in evidenza l’immagine di una divinità.

Appena arrivati sul luogo della scoperta, ci siamo resi conto che la decorazione, composta da elementi rettangolari al centro e rotondi ai lati, era simmetrica. In base ai canoni della scultura azteca abbiamo dedotto che doveva trattarsi della rappresentazione di una divinità e che i rettangoli al centro della superficie laterale della pietra corrispondevano alle conchiglie del genere Oliva che decoravano l’ornamento dorsale della figura (chiamato citlalicue, ‘gonna di stelle’, dal famoso americanista tedesco Eduard Seler) e del quale si vedono solo le estremità, mentre gli elementi rotondi ai lati erano dieci unghie affilate che appartenevano a due artigli aperti.

L’emozione è stata grande, perché tutto questo connotava l’immagine di una dea tellurica e notturna. Quale? Le candidate appartenenti a questo gruppo di divinità, chiamate genericamente Tzitzimime, erano varie, ma abbiamo pensato a Tlaltecuhtli, “Signore/Signora della Terra”, dal cui corpo si originarono il cielo e gli inferi e di cui ci sono pervenute circa quaranta rappresentazioni. […]