Pompei: la Palestra ritrovata Scienze per l'archeologia

Archeologia Viva n. 8 – novembre/dicembre 1989
pp. 71

di Michela Torcellan

A Pompei si è sperimentato un procedimento di controllo ella vegetazione invadente di cui ha per il momento beneficiato la visitabilità della Grande Palestra

In passato non sono mancate esaltazioni di spirito romantico delle rovine agghindate dai rovi. Ma oggi, la molteplicità dei fattori di degrado del patrimonio storico e artistico italiano, comporta ben altro genere di preoccupazioni.

Muschi, alghe, licheni e ancor più le piante superiori esercitano una pressione notevole su materiali e strutture, contribuendo alla loro alterazione prima, e poi alla loro disarticolazione.

In proposito occorre segnalare i risultati ottenuti dalla Monsanto Italiana – l’unità operativa nazionale di una fra le più importanti aziende chimiche – che ha offerto la propria collaborazione alla Soprintendenza Archeologica di Pompei, impegnata a fondo nel recupero di vaste aree di scavo rese purtroppo impraticabili e compromesse da una vegetazione spontanea il cui rigoglio trova origine nella storica fertilità di quelle terre.

Dall’incontro fra le competenze degli archeologi e quella branca delle scienze biologiche applicate – di provenienza agricola e a metà strada fra botanica e chimica – che si occupa dei sistemi di controllo della vegetazione spontanea, è perciò nata una collaborazione che si è prefissa la salvaguardia di aree di scavo di altissimo valore storico e culturale, la loro corretta manutenzione e gestione, l’accessibilità che ne deriva da parte del pubblico e degli studiosi.

A Pompei si sono voluti riportare in vita i giardini delle case pompeiane come presumibilmente si presentavano all’epoca dell’eruzione: una volta che ci si è resi conto che ai metodi meccanici di taglio della vegetazione fin qui adottati, ha corrisposto nei fatti una potatura da cui le piante infestanti sono risorte più vigorosamente, è stata messa allo studio una soluzione che ha coinvolto – oltre alla Soprintendenza Archeologica di Pompei e alla Monsanto – anche la cattedra di Lotta alle Malerbe dell’Università di Bologna che da due anni studia aspetti teorici e pratici del rapporto vegetazione-ambiente.

In particolare si è ripristinata la vegetazione sull’area della Grande Palestra che ha riavuto – definitivamente ripulita dalla selva di spine ed erbacce che l’aveva inesorabilmente invasa – il proprio tappeto verde e l’ombra confortante dell’antico doppio filare di platani.

La Grande Palestra di Pompei, fu rinvenuta durante gli scavi della metà del nostro secolo. Destinata alle gare ginniche del Collegium Juvenum di cui faceva parte la gioventù pompeiana, venne riorganizzata sotto la guida di un princeps juventutis, proprio dall’imperatore Augusto.

Un vasto piazzale rettangolare ospitava al centro la natatio munita di gradini per il tuffo e circondata da un doppio filare di platani – di cui oggi possiamo vedere i calchi delle radici – per offrire ombra ai ginnasti. […]