Dionysos si è fermato a Spina Fra Greci ed Etruschi

Archeologia Viva n. 8 – novembre/dicembre 1989
pp. 48-53

di Daniela Baldoni

Storia di un antico culto che costituì sempre un elemento di irrazionalità nel cosmo ordinato dei Greci

Il dio dell’ebbrezza e del piacere del vino e dell’orgia fu infatti osteggiato a lungo dalle classi elevate delle città perché proveniva da un mondo agricolo dedito a riti misteriosi e trasgressivi

Quando nel 1922 i lavori di bonifica delle Valli di Comacchio portarono alla scoperta delle prime tombe di un vastissimo sepolcreto, ha inizio un’appassionata fase di ricerca, protrattasi per lunghi anni, allo scopo di riportare alla luce il mitico centro greco-etrusco di Spina.

Ricordata da storici antichi quali Strabone, Dionigi di Alicarnasso e Plinio il Vecchio, la città, sorta alla fine del VI sec. a.C., scompare senza lasciare traccia nella prima metà del III sec. a.C. per una concomitanza di cause avverse, quali la decadenza economica ateniese, l’arretramento della linea di costa, le incursioni dei Galli nella Valle Padana.

Attivissimo emporio commerciale, alla confluenza di importanti direttrici di traffici marittimi e terrestri, Spina raggiunge, ta la fine del VI e la metà circa del IV sec. a.C., il più alto grado di prosperità.

I suoi abitanti, abilissimi mercanti, sopperiscono alla povertà di risorse del territorio scambiando i metalli, l’ambra, gli schiavi e i cavalli veneti, che affluiscono nel delta padano attraverso i corsi d’acqua navigabili del tetroterra, con i prodotti trasportati dalle navi greche alla foce del Po.

Il loro benessere economico è attestato dai sontuosi corredi funebri che li accompagnano nelle sepolture, costituiti dagli oggetti in bronzo, dai monili, ma soprattutto dai prezioni vasi in ceramica figurata che, riemersi dal fango delle paludi, documentano ora una realtà etnica e culturale complessa e articolata.

Se infatti la preponderanza del materiale greco rinvenuto nelle tombe di questo periodo rivela una ricezione di influssi, di credenze religiose, forse amche di uno stile di vita, da parte della popolazione indigena, la presenza di iscrizioni greche graffite su vasi di produzione locale, per lo più attribuibili ai possessori o ai fruitori dell’oggetto, dimostra inequivocabilmente l’esistenza, almeno fino alla fine del IV sec. a.C., di un nucleo di Greci, e più propriamente Ateniesi, nell’ambito del centro padano. […]