I giardini del sole Alle frontiere del popolamento nel Sahara algerino

Archeologia Viva n. 8 – novembre/dicembre 1989
pp. 34-47

di Pietro Laureano

Con luce vento sabbia e acqua è stata edificata la civiltà del Sahara di cui le oasi sono lo straordinario prodotto

Del rapporto fra l’uomo e il deserto esse ci tramandano la storia indietro nel tempo fino ai primordi dell’agricoltura e della società stabile

Imprendibili fortezze nel deserto, alte torri costruite in una notte con la sola terra cruda, isole di vegetazione nascoste tra le muraglie di dune, estese bande coltivate lungo i corsi di fiumi fossili, segreti giardini percorsi da mille rivoli, passaggi sotterranei, grotte e intricati labirinti: non sono descrizioni delle Mille e una notte, fiabe ripetute nelle soste delle carovane, ma i molteplici e affascinati aspetti delle oasi sahariane.

Si pensa in genere al deserto come vuoto e solitudine, terra di passaggio e attraversamento popolata da bradi gruppi umani senza passato. Il Sahara nell’immaginario consueto è il regno della natura selvaggia e ostile, il rovescio apocalittico di ogni conquista dell’uomo, il negativo della storia e della cultura.

Come meravigliarsi, quindi, che le millenarie tracce di civiltà siano state attribuite a sporadici influssi esterni, negandone la rilevanza archeologica? Che i nuclei di vita nel deserto, le oasi, siamo state considerate semplici accampamenti intorno a pozzi, inspiegabili specchi d’acqua con arborescenze spontanee, mere curiosità folkloristiche?

In ambienti limite e alieni come il deserto ogni risultato è ottenuto a carissimo prezzo e la sua portata travalica l’economia di mezzi e materiali impiegati.

Il segno più labile racchiude efficacia e sapienza incommensurabile: uno scavo tra le sabbie concentra l’umidità necessaria a far crescere la palma, il primo passo per la realizzazione di un’oasi; lastre di sale igroscopico conservano il vapore d’acqua; mattoni dalla forma arrotondata accelerano la velocità del vento provocando frescura; foglie di palma intrecciate fanno depositare la sabbia trasportata nell’atmosfera e creano dune protettive; piccoli fori e strisce di calce bianca sulle pareti controllano la quantità d’insolazione e la climatizzazione degli ambienti.

Con il vento, la luce, la sabbia e l’acqua è stata edificata la civiltà del Sahara. Le oasi sono campi coltivati, canalizzazioni, architetture di terra cruda; conoscerle, svelarne il funzionamento significa capire che la loro esistenza non è il prodotto fortuito del caso, uno scherzo della natura, ma il risultato di un impegno millenario, della capacità  di produrre l’acqua e creare la vita in armonia con un ambiente implacabile. Le oasi tramandano conoscenze complesse che hanno un’origine lontana, alle radici della nostra stessa cultura. […]