Pittori dell’eternità Arte etrusca

Archeologia Viva n. 8 – novembre/dicembre 1989
pp. 20-27

di Maria Cataldi Dini, Paola Pelagatti e Lucia Vlad Borrelli

La pittura etrusca ha una storia di ben cinque secoli e consente di tracciare un quadro delle tecniche impiegate

Allo studio di queste si collegano i possibili interventi per affrontare il grave problema del degrado

Nei maggiori centri etruschi – Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Chiusi, Orvieto – le tombe sono state scavate nella roccia che, a seconda dei luoghi, può essere un tufo, un’arenaria, un calcare.

Ma a differenza della pittura preistorica che utilizzava le superfici naturali delle caverne senza lavorarle, in Etruria la roccia veniva accuratamente tagliata e spianata fino a ottenere delle pareti piane e rettilinee.

Le zone destinate alla pittura ricevevano una lisciatura e una pulitura supplementare, mentre quelle nude conservano ancora i segni del piccone usato per la sbozzatura delle pareti.

Nelle tombe più antiche, il colore è steso direttamente sulla roccia con una tecnica analoga a quella delle pitture preistoriche. Si tratta di un disegno colorato, il cui contorno è stato indicato con una linea incisa e segnata in bruno.

La tavolozza è limitata al rosso, al giallo, al bruno, al nero; ma anche con mezzi così limitati si raggiungono vivaci effetti cromatici.

Nella seconda metà del VI secolo a.C. con la maggiore estensione e ricchezza della superficie dipinta, che occupa spesso tutte le pareti e il soffitto della tomba, anche la tecnica preparatoria diviene più accurata.

Sulle pareti lisciate viene stesa una sottile ammanitura, la cui tecnica, per un arco di tempo di almeno due secoli, rimane pressoché inalterata, tranne poche eccezioni.

Essa consiste in un conglomerato di argilla e di polvere derivata dalla macinatura della roccia in cui sono scavati gli ipogei; su di essa è stesa una scialbatura di calce.

L’eventuale presenza di torba e di scorie vegetali rendeva meno compatta l’argilla e ne ritardava l’essiccazione. La stessa tecnica è stata riscontrata fin dall’epoca preistorica in tutto l’Oriente mediterraneo, in Grecia, in Turchia, in Egitto, in Mesopotamia, in Siria.

Queste affinità sono dovute, certo, alla elementarità dei mezzi impiegati, ma anche alla fitta rete di scambi che si svolgeva nel bacino del Mediterraneo e che era affidata talora ad artisti itineranti. […]