Scavare in Cina Futuro del passato

Archeologia Viva n. 8 – novembre/dicembre 1989
pp. 6-10

di Filippo Salviati

Negli ultimi anni le scoperte della famosa “armata di terracotta” e dell’”uomo di Banpo” hanno posto l’archeologia cinese sotto gli occhi del mondo

La formazione di una scienza e di una coscienza archeologica in un paese di civiltà millenaria…

Negli ultimi anni si è verificato un crescente interesse del vasto pubblico verso l’archeologia cinese; un interesse soddisfatto da pubblicazioni spesso collegate a mostre itineranti che, fuori dal territorio cinese, permettono ai visitatori occidentali di avvicinarsi a reperti dalle affascinanti caratteristiche estetiche, tramiti indispensabili alla comprensione delle millenarie vicende cinesi.

Se la Cina sta gradualmente entrando a far parte del nostro bagaglio di conoscenze sulla storia universale, ciò si deve in gran parte, possiamo ben dirlo, all’archeologia.

Le indagini sul suolo cinese hanno fornito dati più definiti su epoche storiche una volta note solo attraverso le fonti letterarie, la Cina esce così dalla “mitica oscurità” nella quale a lungo noi occidentali l’abbiamo immaginata e relegata.

Gli ideogrammi che in cinese costituiscono il corrispettivo del nostro termine “archeologia” possono essere resi, se tradotti alla lettera, con “investigazione, indagine del passato”. Kagou, la parola cinese, ha dietro di sé una ormai lunga tradizione che possiamo far risalire alla dinastia dei Sung (960-1279 d.C.).

Fu a quel tempo infatti che, grazie all’interessamento di imperatori cultori delle “belle arti”, furono realizzati i primi cataloghi di oggetti antichi, soptattutto in bronzo, casualmente rinvenuti nel terreno da contadini e raccolti dai funzionari provinciali.

L’interesse che animava la raccolta dei reperti risalenti alle antiche dinastie, come la compilazione dei cataloghi, poteva dirsi da antiquari più che da archeologi: i bronzi e le giade, che avrebbero trovato posto nelle collezioni imperiali, venivano raggruppati in tipologie e riprodotti in disegni, mentre si studiavano le eventuali iscrizioni rinvenute sugli oggetti.

Ma la parola kagou, “indagine del passato”, già aveva cominciato a fare la sua fortuna. […]