Petra nascosta AV Viaggi

Archeologia Viva n. 7 – settembre/ottobre 1989
pp. 74-79

di Alberto Siliotti

Percorrendo all’alba la stretta gola obbligata ci segue il ricordo del Burckhardt che agli inizi dell’Ottocento riscoprì la capitale perduta dei Nabatei

E Petra ci attende lì chiusa e inimmaginabile fra le montagne del deserto…

Due uomini a cavallo procedono lentamente seguendo l’andamento dello wadi: il primo era di statura imponente con un gran turbante sul capo e un ampio mantello, il secondo, che fungeva da guida e accompagnatore, era un beduino della tribù dei Liateni.

Oltrepassarono una grande tomba che si ergeva isolata a forma di parallelepipedo sulla loro destra e un’altra, intagliata nella roccia, la cui facciata era ornata con quattro obelischi.

Il letto dello wadi sembrava terminare in un’ampia radura: a un tratto l’occhio attento del viaggiatore scorse una fenditura nella roccia, mascherata da una parete di oleandri, che sembrava penetrare nella montagna.

La guida trattenne bruscamente il cavallo, ma il viaggiatore diede gambe senza esitazione e si introdusse nella spaccatura. Le pareti erano alte circa cento metri e in alcuni punti la larghezza non superava i due metri.

Avanzarono per diverso tempo nel silenzio della montagna, rotto solo dal rumore degli zoccoli e dalle strida degli uccelli: la spaccatura era così stretta che i raggi del sole non riuscivano a rischiararne il fondo e le rocce delimitavano solo una tortuosa ed esile striscia di azzurro.

Poi, improvvisamente, sulla destra apparve una porta scolpita nella montagna. Col cuore in gola il viaggiatore affrettò il passo in preda a un eccitante presentimento. La direzione della fenditura, che inizialmente portava a ovest, bruscamente piegò verso nord e dopo alcuni minuti, illuminato da una lama di luce radente, apparve un grande tempio a due piani intagliato nella roccia rosa.

Più oltre si apriva una vasta conca sulle cui pareti di arenaria – in cui i colori passavano dal rosso scuro al giallo ocra, attraverso una infinita varietà di sfumature che la rendevano simile all’onice – era stato scolpito un incredibile numero di tombe, obelischi e segni misteriosi in un decoro degno di un teatro di scena.

Era il 20 agosto 1812: John Ludwig Burckhardt, lo “sceicco di Losanna”, era il primo europeo a vedere Petra, l’antica capitale perduta dei Nabatei, e il tempio dallo straordinario colore rosa era Khazneh (il Tesoro), all’uscita della stretta gola che gli arabi chiamano Siq. […]