Sui fondali di Panarea Archeologia subacquea nell'arcipelago delle Eolie

Archeologia Viva n. 7 – settembre/ottobre 1989
pp. 56-61

di Mensun Bound

I resti di un naufragio del IV secolo a.C. sono stati oggetto di uno scavo nel mare antistante lo scoglio di Dattilo

Le ricerche si sono svolte in un ambiente interessato da fenomeni vulcanici

Il naufragio ha portato lo scafo della nave  da carico ad assestarsi fra i 34 e 36 metri di profondità, su un fondale vulcanico ancora attivo.

Orifizi e fessurazioni della roccia emettono correnti di acqua calda e gas, che combinandosi tra loro, si dissolvono in una soluzione acida dalle proprietà corrosive. Questo scenario, assolutamente improbabile, ha accolto il relitto oltre duemila anni fa.

La soluzione acida soltanto ieri bruciava le labbra dei sommozzatori impegnati nel recupero di centinaia di pezzi e frammenti in ceramica diffusi sul terreno e incastonati nelle rocce del fondo.

Le emissioni di idrogeno solforato, metano, anidride carbonica, elio, monossido di carbonio, combinandosi in parte nella micidiale soluzione, hanno intaccato i resti della nave sino alla distruzione degli elementi metallici e lignei, o comunque organici, dello scafo: in breve, sino alla distruzione della nave stessa.

L’analisi delle emissioni gassose, condotta da Mario Nuccio e da Franco Italiano dell’Università di Palermo e dai laboratori Bayer di Leverkusen (Colonia), fornisce gli elementi per la lettura di un fenomeno particolarissimo.

La gran parte dei reperti ceramici si presenta, appunto, come imprigionata in una dura crosta ferrosa,tanto che il recupero prevede anche lo scavo e la estrazione di vere e proprie “Lastre” rocciose delle quali verranno poi “cavati” i pezzi e i minuti frammenti della miriade di brocche, vasi, scodelle, lucerne e di quant’altro è accumulato sul fondo.

Infatti l’emissione della soluzione acida ha intaccato le pareti stesse dell’orifizio e gli strati rocciosi sottostanti e l’acqua calda che fuoriesce risulta carica di depositi ferrosi.

Al contatto con l’acqua fredda del fondale, la reazione è tale che i sali ferrosi precipitano depositandosi tutto attorno, tanto da formare questa dura crosta nella quale i reperti appaiono come incastonati. […]