Per le vie della transumanza Nelle terre del Sannio

Archeologia Viva n. 7 – settembre/ottobre 1989
pp. 28-33

di Egle Cicognani e Altri

È ormai scomparso quel mondo silenzioso di pastori e greggi in perpetuo movimento fra l’Appennino e le pianure costiere

Ma percorrendo i tratturi del Molise si percepisce chiaramente il messaggio di una civiltà millenaria

Nelle foreste diradate, nei pascoli impoveriti dall’uso prolungato, percorsi da sentieri arginati da macchie di rovo e biancospino, riconosciamo oggi i frammenti di un paesaggio vecchio di millenni.

La parte centrale dell’Italia appenninica, grossomodo l’Abruzzo e il Molise di oggi, costituiva nell’antichità un’area omogenea occupata da popolazioni imparentate etnicamente e culturalmente fra loro.

Qui, nelle zone interne del Sannio, la pastorizia ebbe sempre un carattere predominante. La storia dei lunghi viaggi delle greggi guidate dai pastori ebbe però bisogno di un insieme di eventi che determinarono una situazione favorevole.

La necessità di assicurarsi un costante e ciclico utilizzo dei pascoli giustifica la nascita dei percorsi che collegavano i rilievi appenninici ai bassopiani apuli: i tratturi.

La pratica dell’allevamento transumante è attestata dalle fonti letterarie ed epigrafiche solamente dall’età tardo-repubblicana.

Ma l’andamento “latitudinale” dei percorsi, che seguendo spesso il corso dei fiumi scendono dai rilievi appenninici alle coste adriatiche, è già evidenziato dalla mappa degli insediamenti italici delle attuali regioni abruzzese e molisana. Esisteva sicuramente, all’epoca, un’organizzazione economica e poilitica del territorio.

Il formarsi di greggi così numerose da richiedere la ricerca periodica di nuovi pascoli presuppone un processo di accumulazione della ricchezza: la prima necessaria condizione economica che deve essere stata all’origine dei tratturi.

Del resto era anche necessaria una situazione politica che garantisse, senza troppo rischi, la percorribilità delle vie. […]