Vivere in terramara L'età del Bronzo nella Pianura Padana

Archeologia Viva n. 7 – settembre/ottobre 1989
pp. 20-27

di Maria Bernabò Brea e Mauro Cremaschi

Una trama relativamente fitta di centri abitati si sviluppò tra XVI e XIII secolo a.C.

Fra i margini dell’Appennino e il baso Mantovano Fu la cosiddetta cultura terramaricola i cui aspetti si stanno precisando con le ricerche in atto a Poviglio

Già due secoli or sono le terramare – che si presentavano come zone rilevate nella pianura – venivano individuate e utilizzate come cave di fertilizzante, fornendo un terreno scuro, ricco di sostanze organiche localmente detto ‘terra marna’: «Le terramare si scavano per concimare i prati; un carico di questa terra costa in media quattro lire…». Così scriveva lo Scelsi nel 1870, e la frase basta da sola a spiegare la loro sistematica – per fortuna non completa – distruzione.

Ben presto ci si rese conto che in esse erano presenti «ossa di bruti», frammenti di stoviglie e, talvolta, resti di strutture lignee, che consentirono di identificarle come antichi abitati.

Un’intera generazione di studiosi si occupò, durante la seconda metà dell’Ottocento, di siti terramaricoli, descrivendone i caratteri principali, indagando le strutture e delineando un primo modello interpretativo: le terramare sarebbero state costruite entro un bacino delimitato da un argine e da un fossato, nel quale veniva fatto confluire un vicino corso d’acqua.

All’interno del bacino si sarebbe costruito, secondo un preciso orientamento, un impalcato ligneo che avrebbe sostenuto le capanne.

Al fervore degli studi ottocenteschi seguì purtroppo una caduta di interesse. Con poche eccezioni, nel nostro secolo le terramare sono state dimenticate e le teorie dei primi studioso sono state rigettate in toto: «La manifesta assurdità… dispensa da una confutazione particolareggiata» (Saflund 1939).

Ma nonostante l’abbandono e le ripetute distruzioni, ancora oggi questi insediamenti costituiscono un tratto caratteristico nel paesaggio padano: sono presenti nella toponomastica (podere Terramara, strada Terramara…) e, soprattutto, sono chiaramente visibili dall’alto come appare nelle foto aeree. […]