Archeologia Viva n. 6 – luglio/agosto 1989
pp. 76-77
di Paolo Boscato
Prelievo e restauro dei reperti ossei sono operazioni delicate che richiedono una approfondita esperienza sul campo
Ecco il caso della grande paleosuperficie di Isernia La Pineta
La metodologia di prelievo e restauro di reperti ossei che verrà qui brevemente descritta è frutto dell’esperienza di alcuni anni di intervento presso il deposito archeologico di Isernia La Pineta.
I lavori hanno interessato il secondo suolo d’abitato (736 mila anni fa), particolarmente ricco di resti fossili appartenenti a grossi mammiferi.
L’alta densità di materiale fossile unito a numerosi frammenti di travertino e a industria litica in selce e calcare ha contribuito a creare un primo ordine di difficoltà nelle fasi di recupero.
A questo fattore sono da aggiungere una cattiva fossilizzazione dovuta alla matrice limosa nella quale le ossa sono immerse, le frequenti frattutazioni, deformazioni e schiacciamenti dovuti a fattori geo-dinamici che rendono più fragile la struttura delle ossa, e infine le concrezioni carboniche spesso aderenti a più reperti contemporaneamente.
Questa complessità di elementi rende la situazione di Isernia idonea a rappresentare in modo emblematico le tecniche di recupero e restauro di resti osteologici.
È evidente che in casi fortunati di perfetta fossilizzazione e conservazione, le procedure di intervento si semplificano notevolmente, venendo innanzitutto a mancare la necessità di un minimo consolidamento. […]